Una vita in 5 atti. Al teatro Franco Parenti di Milano, Marco Castoldi ha messo in scena la sua autobiografia in uno show che mixa Cesare Pavese e i Depeche Mode, Martin Heidegger e la donna delle pulizie. Con la complicità dei Bluvertigo.
"Il mio cuore messo a nudo" direbbe Charles Baudelaire. In frac, panciotto e jeans color piombo e ça va sans dire privo di calzini, Marco Castoldi, in arte Morgan recita se stesso. Una vertiginosa mise en abyme, in cui l'artista gioca a rimpiattino con le pagine del sua autobiografia Il libro di Morgan - Io, L'amore, gli stronzi e Dio, pubblicata da Einaudi - Stile Libero.
Dal Pianoforte al basso acustico, dalla chitarra al computer, Morgan si perde nei labirinti della memoria, costruisce e disfa mondi in cui l'amore non è una cosa che conta, ma un casa che canta e il gatto (ha) Nove code.
Solo sul palco illuminato, Morgan pare il Dottor Gachet dipinto da Vincent Van Gogh nel 1890. Un ritratto disilluso del nostro tempo. Un genio che esplicita il concetto di rituale attraverso un catalogo Ikea che inghiotte essere e tempo di Heidegger, grazie alla solerzia di una donna di servizio brasiliana.
Con brio anarcoide, l'artista porta alla luce frammenti di una vita consumata dal fuoco dalla notte. Come recita il famoso palindromo latino con cui si apre lo spettacolo: "In girum imus nocte et consumimur igni" (andiamo in giro di notte ed ecco siamo consumati dal fuoco). Intanto sulle scenografie di Luca Volpati scorrono le immagini sgranate di filmini famigliari, mentre Morgan quanto sia assurdo l'amore.