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il Fatto Quotidiano,  9 Novembre 2010




Domenica abbiamo assistito al ritorno di Morgan in tv dopo una lunga assenza.

Al sinedrio dei satrapi della morale a corrente alternata era bastata la sua coraggiosa ammissione di avere fatto uso di cocaina per decretarne l’esclusione dal Festival di Sanremo. La preda era troppo ghiotta per non essere sbranata dai famelici sciacalli della falsa informazione di regime.

Poi lo sappiamo tutti quello che è diventato Sanremo.

Con nostalgia ricordo quando ero bambino. A casa si contavano i giorni alla rovescia per la trepidazione del Festival.

Quello non era solo il Festival della canzone. Teneva inchiodate per serate intere le famiglie con l’orecchio alla radio e i più fortunati davanti al televisore.

A casa mia venivano pure i parenti ed i vicini per assistere in tv ad un evento che ci faceva sentire tutti orgogliosi di essere italiani.

Nonostante il televisore in bianco e nero, il segnale debole ad intermittenza e il nevischio che accompagnava la trasmissione, quel Festival ci rendeva tutti felici.

Oggi Sanremo è diventata la sagra dell’ipocrisia. Riflettendo bene, sembra proprio la variante musicale di una qualunque puntata di Porta a Porta.

E’ normale, quindi, che Morgan fosse escluso da Sanremo e che la sua esclusione fosse bollata col marchio dell’infamia.

Qull’infamia di cui hanno bisogno gli ipocriti quando devono enfatizzare le malefatte altrui solo per nascondere le proprie.

Il povero Morgan è stato lasciato solo. Emerginato e considerato un reietto, come se fra quelli che vanno in televisione e partecipano ad un Festival fosse stato il solo ad aver fatto uso di cocaina.

E’ così è proseguito il suo assassinio dell’immagine, o per dirla alla D’Avanzo, a proposito di Boffo, la character assassination.

In pochi, con coraggio, gli siamo rimasti amici e per quello che ci è stato possibile abbiamo cercato di aiutarlo.

Fra questi Adriano Celentano e Claudia Mori hanno avuto certamente la parte più importante. Con loro quanti hanno avuto sempre il coraggio delle proprie azioni.

Ognuno, comunque, può pensarla come vuole su Morgan, sulle sue debolezze, sul suo passato e sul suo futuro.

Per me il suo ritorno in televisione è comunque un segno di civiltà e di democrazia. Di chi ha il coraggio di ammettere i propri errori e, speriamo, saperli superare.

L’occasione, però, ci deve far riflettere su quanti hanno usato Morgan per nascondere le proprie immoralità, abusando del suo consumo di cocaina.

Quanti dovrebbero essere esclusi dai “Festival” della politica, delle istituzioni e del governo del Paese, per avere fatto molto di più e di peggio di quanto ha fatto a Morgan, avendo avuto, peraltro, il coraggio morale di parlarne liberamente.

La riflessione sulla condotta e sulla morale mi viene rileggendo i requisiti di ammissione ai concorsi nell’Arma dei Carabinieri e “nelle amministrazioni che esercitano competenze istituzionali in materia di difesa e sicurezza dello Stato, di polizia e di giustizia e presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”.

L’art. 2, comma 5, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 9 maggio 1994, infatti, vincola al “requisito della condotta e delle qualità morali” la possibilità di concorrere in una qualunque di quelle istituzioni.

Per portare un esempio, se oggi Silvio Berlusconi dovesse presentare la domanda anche per semplice Carabiniere, prima ancora di chiamarlo alla visita medica ed escluderlo per l’altezza, lo avrebbero già escluso per carenza del “requisito della condotta e delle qualità morali”.

Né Belpietro, né Ghedini, né tanomeno la Santanchè sarebbero riusciti a difenderlo davanti alla Commissione per l’idoneità.

Allo stesso modo, se Berlusconi avesse presentato la domanda per prestare servizio alla Presidenza del Consiglio – dove il requisito dell’altezza (e non solo quello …) non è richiesto – per effetto della stessa norma avrebbero cestinato la domanda.

Si dà il caso, però, che in una Italia ipocrita che ha il coraggio di escludere Morgan dal Festival di Sanremo e di esporlo alla gogna, uno come Silvio Berlusconi possa fare il Presidente del Consiglio senza possedere nemmeno i “requisiti della condotta e delle qualità morali” per essere assunto come usciere in quell’ufficio.

Qualcuno potrà obiettare che Berlusconi non ha mai fatto domanda per diventare Carabiniere e a Palazzo Chigi lo hanno mandato gli elettori, non certo a fare l’usciere.

Certo, anche questo è vero ed infatti in questa Italia, che è la culla del diritto, non si richiedono al Presidente del Consiglio dei Ministri gli stessi requisiti di “condotta e di moralità“ che si richiedono per essere assunto come usciere in quell’Ufficio.

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, però, come a chiunque ricopra cariche istituzionali, si applica l’art. 54 della Costituzione, che non è stato ancora abrogato da Alfano, né dalle infinite leggi ad personam con cui Berlusconi continua a governare.

La lettura della norma sembra poesia e questa mattina l’ho voluta rileggere tante volte, solo per disintossicarmi dall’ultima puntata di Porta a Porta di ieri sera. Un vero pugno allo stomaco dopo avere visto Abbado, Benigni e Saviano.

Proprio l’art. 54 della Costituzione, al secondo comma, recita che “I cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.

Ebbene cari amici è proprio questo il punto.

Oggi abbiamo la certezza conclamata che chi è stato designato ad esercitare le funzioni di Presidente del Consiglio ha perso – semmai li ha posseduti nel passato – i requisiti minimi per esercitare con “onore” le sue funzioni.

Ecco quindi l’esigenza che quanti in Italia esercitano il controllo costituzionale sul presidente del Consiglio – il Parlamento, il Presidente della Repubblica, i partiti d’opposizione e perché no, anche quelli di maggioranza – ne prendano atto con urgenza, se non altro per evitare che il mondo continui a riderci in faccia.

Gioacchino Genchi

Fonte

 



In occasione dei suoi 10 anni, Fnac ha pubblicato un magazine a tiratura limitata nel quale sono raccolti gli eventi di maggior rilievo svoltisi dal 2000 ad oggi, con contributi inediti di artisti, scrittori e fotografi.

Ecco la pagina dedicata Morgan


Questo invece il link per sfogliare l'intero magazine, che potete comunque trovare anche nei negozi Fnac.

 


Blogosfere, 21 Settembre 2010 


Si terranno a Roma il prossimo week-end, venerdì 24 e sabato 25 settembre, le due serate conclusive della nona edizione del PREMIO FABRIZIO DE ANDRÉ 2010 "Parlare Musica". La location non potrà che essere Piazza Fabrizio De André, nel quartiere Magliana.

Il Premio è organizzato dalla società Monna Lisa srl, con la direzione artistica del giornalista Massimo Cotto e di Luisa Melis. Dori Ghezzi, vedova di Fabrizio, parteciperà alle due serate in veste di Presidente della Giuria.

Venerdì 24 settembre: ospiti Roberto  Vecchioni, Morgan e Andrea Rivera. Aprirà la serata Andrea Epifani, vincitore del Premio de Andrè 2009, sezione "Canzone d'Autore".

Alla serata conclusiva di sabato 25, Tonino Carotone, Marco Fabi, il giornalista Dario Salvatori,la band Khorakhanè, e Orchestralunata, composta da 20 elementi (bambini e ragazzi dai 7 ai 17 anni diretti dal Maestro Maurizio Gregori).

Roberto Vecchioni e Morgan riceveranno da Dori Ghezzi le targhe del Premio De Andrè. Per il cantautore milanese sarà un riconoscimento "per aver saputo permeare con quella sensibilità che era propria di Fabrizio De Andrè, la canzone di poesia, quella che è figlia di riferimenti letterari e quella che respira la gente comune. Per aver saputo fotografare le debolezze dei grandi personaggi, perché dietro a ogni dominatore c'è un soffio di fragilità che può diventare vento di tempesta. E per aver, inoltre, saputo cantare e trattare la vita e la morte con lo stesso incanto, con il medesimo disincanto".

Per Morgan, invece, un premio "per aver riletto con delicatezza e grandezza un album di Fabrizio, "Non al denaro non all'amore nè al cielo", ma anche e soprattutto -  aggiungono gli organizzatori del Premio, in merito alla targa che verrà conferita - per aver sempre fuggito, nell'arte e nella vita privata, l'ipocrisia, la parola scontata o il non detto. Per essere insomma stato uomo vero in un mondo spesso abitato da replicanti, anche nei suoi innegabili errori e nelle sue debolezze umane, in questo simile a uno dei personaggi cantati da Fabrizio, che anche quando sbagliano mantengono la loro dignità, perché solo chi striscia non inciampa".

Massimo Cotto e Luisa Melis sono fieri di attribuire il Premio De Andrè a Roberto Vecchioni e a Morgan e colgono l'occasione per stigmatizzare la gogna mediatica che è stata allestita contro Morgan negli ultimi mesi. "A Fabrizio De Andrè non sarebbe importato nulla sapere se qualcuno si drogava o meno, perché nessuno ha il diritto di farsi giudice, se non Dio o la coscienza di ognuno di noi, senza considerare che la forma più sublime dell'amore, come ricordava sempre, è il perdono. Morgan ha sbagliato e l'ha ammesso. Il resto è ipocrisia".

Per la sezione "Musica" di seguito i nomi dei finalisti che si esibiranno nelle 2 serate.

Il 24 settembre saliranno sul palco: Allerija con "Canzone sottovoce", Silvia Caracristi con "Pezzi di cielo", Maurizio Chisari con "Da grande", Michele Marchi con "Così lontano", Costanza Paternò con "Rude", Carmine Torchia con "Quest'amore". Sabato 25, Giovanna Dazzi con "Il sicario innamorato", Humus con "Cenere al vento", JFK & La Sua Bella Bionda con "Un certo tipo di silenzio", Lalla Into The Garden "Da quando elisa se n'è andata", Alfredo Marasti con "Happy Birthday" e Gianluca Massaroni, artista selezionato dalla trasmissione "Liberi Gruppi" di Popolare Network.

Questi invece i finalisti della sezione "Poesia": Luigi Negroni, "Il Futuro"; Tiziana Gabrielli, " I Giusti"; Adriana Vendemini, "Come una strada"; Ivano Sallusti, "Mezzo Secolo"; Antonio Manca "L'uomo cieco"; Alberto Canfora, "Chitarra"; Imma di Nardo, "Il politeismo dei valori"; Paolo Maria Cristalli, "Ma ti pare niente il mare?"; Dario Tornago, " Quand che baze 'l zel"; Giulio Croce, "Nella cinquecento" di Alessio"; Liliana Zinetti, "A Luca, alla tenerezza di un bimbo speciale"; Enza Di Cola, "Se ci penso è così".

Il Premio aspira alla ricerca della qualità e dell'originalità, doti richieste ai partecipanti di manifestare liberamente nei vari stili musicali esistenti, dal folklore al rap, dalla ballata tradizionale al rock più sfrenato. Come nelle precedenti edizioni, verrà data pari importanza allo spazio dedicato alla poesia, forma espressiva nella quale Fabrizio De André ci ha lasciato segni indimenticabili.

Dichiara il Presidente del XV Municipio Gianni Paris: "E' con viva soddisfazione che riusciamo a garantire anche per quest'anno la tenuta del Premio De André alla Magliana, nel XV Municipio di Roma. Per i giovani che si esibiscono il Premio rappresenta una grande opportunità per far emergere il proprio talento e per il quartiere una possibilità di riaffermarsi come location ideale per ospitare musiche e parole in ricordo del grande Cantautore scomparso e che qui ha trovato nel 2000 la sua piazza."

Appuntamento, tutte le serate, dalle ore 21.00.PREMIO FABRIZIO DE ANDRE' 2010  "Parlare Musica"

Alessandra Carnevali

Fonte: http://festival.blogosfere.it/2010/09/premio-fabrizio-de-andre-2010-parlare-musica-le-finali-a-roma-il-24-25-settembre-dori-ghezzi-preside.html


Vanity Fair, 14 Settembre 2010



I nostri idoli, dal vivo, sono una delusione. Ma non sempre, per fortuna

Scrive Alessandro Piperno sul Corriere della Sera di domenica12 settembre (mentre attendiamo il suo nuovo romanzo Persecuzione) che è meglio non incontrare mai di persona i propri idoli, pena una delusione sicura. Scrittori o centravanti che siano, ogni mito è deludente se lo vedi da vicino: molto meglio la riservatezza.
La riflessione sulla riservatezza, in epoca di privacy impossibile, di Facebook e di informazione globale, è interessante. Piperno, da colto qual è, parte da un centravanti «d’a Lazio» che lo deluse da ragazzo per arrivare a una dissertazione su Proust, Kafka e Nabokov. Premettendo: «Mai incontrare i tuoi miti. Mai cercare con loro una complicità. Mai illuderti che il tuo amore debba essere ricambiato. Tu li conosci, i tuoi eroi; loro non sanno chi sei. E non vogliono neppure saperlo…».
Amo ripetere la stessa cosa, memore di tanti incontri con scrittori che non solo mi delusero, ma quasi mi fecero soffrire per la loro palese aridità, quando – ultima dei giornalisti, appena arrivata a Milano dalla provincia – mi capitò di intervistarne qualcuno. Ora però che la vedo scritta da Alessandro, mi viene da affermare che non è sempre così. Ci sono anche scrittori e idoli che non deludono, anzi, che sono meglio di quello che appaiono, o che non tradiscono le aspettative.
Michela Murgia, per esempio: una promessa mantenuta. Una persona coerente, spiritosa, umana e concreta, oltre che una brava scrittrice. Venne alle Invasioni con il suo primo libro Il mondo deve sapere, e ci conquistò tutti: il successo del Campiello per Accabadora non l’ha cambiata. Un altro è Morgan, se vogliamo un modello pop: sembra contorto e luciferino, è una persona affettuosa e generosa. Ricordo quando incontrai Franco Fortini, che idolatravo per una sua poesia letta da ragazza: Traducendo Brecht (ve ne accenno un verso, a me sembrava così bella: «Scrivi mi dico, odia / chi con dolcezza guida al niente /... / Fra quelli dei nemici / scrivi anche il tuo nome») e fu, con me sconosciuta giornalistucola, disponibile e paziente. Un altro è proprio Alessandro Piperno: apparentemente algido, nella realtà attento, gentile e compagnone.
C’è scrittore e scrittore, c’è idolo e idolo, e c’è anche fan e fan. Dipende dalla persona. Nel mio piccolissimo ne ho fatto esperienza: c’è quello che ti fissa dieci minuti e ti indica col dito dando di gomito all’amico e gridando: «Se giocamo ’na cena che è lei?», come mi è successo sabato in un agriturismo (sottotesto: in Tv è molto più figa, ma è lei), e c’è il fan che ti conquista con la sua sensibilità. Ricordo ancora il nome e l’età del primo lettore di Non vi lascerò orfani: ha 22 anni, si chiama Paolo Armelli e mi scrisse su Facebook un messaggio che mi fece piangere.
Scrittori, centravanti, idoli o fan: anche in tempi di Facebook e di comunicazione globale, al centro di tutto c’è ancora l’uomo, con la sua umanità, le sue scelte, il suo modo di fare.

Daria Bignardi
 
Fonte

 


Musicjam.it, 8 Agosto 2010



Torna con “Italian songsbook n. 2 ” , Morgan, ex leader dei Bluvertigo e sicuramente uno dei cantautori piu eclettici del panorama italiano, nonchè ultimamente giudice di X Factor grazie al quale ha potuto incontrare il successo popolare come personaggio televisivo ed esperto di musica.

Il primo singolo scelto per il suo lavoro, è una cover di Pino Donaggio del 1965, e farà da colonna sonora al film “Oggi sposi” . Non è la prima volta che viene fatta una reinterpretazione della canzone in inglese, infatti già il leggendario Elvis Presley si era cimentato con questa splendida e romantica canzone.

Fonte

 

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