Rockit, 20 Dicembre 2007
Morgan al Live di Trezzo sull’Adda. Si alza il sipario e si scopre che a suonare sono lui e Megahertz. I due presentano molti pezzi pescati dal repertorio del cantante lombardo, alcuni "classici" dei Bluvertigo e qualche cover. Tutto è riproposto in chiave elettronica, l'effetto è straniante e affascinante insime. Eleonora Chiari racconta.
Davanti al sipario un paio di sinth. Si alza e quel che c’è dietro sono un paio di tastiere, nient’altro. La scenografia è essenziale, per non dire inesistente. Non c’è una batteria, non c’è una chitarra. Nulla. Morgan arriva sul palco accompagnato da Megahertz, “l’uomo dal cuore sintetico”, suo fedele compagno nella carriera da solista. E subito è applauso. Inizia una session strumentale psichedelica e piuttosto lunga, non tanto per accordare gli strumenti fantasma, quanto per regolarne volume e l’intensità. L’esordio non ha un’acustica tra le migliori, i bassi sono troppo potenti e coprono il resto dei suoni campionati e sintetizzati. Un macello musicale poco nitido. Ma finito il rodaggio, Morgan ingrana alla grande e apre con “La decadenza". Di seguito, senza interruzione, si riconoscono le note iniziali, saggiamente digitalizzate, di “Amore Assurdo”. Autobiografia allo stato puro. “Animali familiari” smorza la tensione dell’elettronica, il leone marino che fa strage di pinguini è talmente realistico e surreale che diverte. Accompagnato da un flauto anni ’30, Morgan inizia un piccolo siparietto: “l’impresario si lamenta…ma cos’è questa crisi?”. “La crisi”: altro salto al passato con uno dei pezzi più osannati dei Bluvertigo. Si susseguono chicche passate, “Heaven in my coktail”, e assaggi dall’ultimo album, “Tra cinque minuti”. Poco dopo “Me” e “Zero” portano tutti i presenti alla massima partecipazione, con le ragazze che vorrebbe tornare agli anni d’oro per la dignità delle groupie. Io capisco e condivido. L’atmosfera è ormai calda e i tabagisti iniziano a soffrire l’astinenza. Morgan è l’apri fila della trasgressione e, cosa non si fa per una sigaretta, sul palco, tra applausi di invidia, invita a salire un fan simbolico a cui è concesso per un attimo il vizio del fumo. Nella mia mente si delinea la sua figura come quella del genio ribelle, senza regole sue e non curante dei divieti. Ma è un pensiero effimero che rifugge lontano quando attacca con “Da A ad A” e l’unica cosa che rimane è la sua figura di dolce papà e uomo innamorato delle A della sua vita. Torna nel suo appartamento in cui ha vissuto da solo e che ora è “Altrove”. Salta, scalpita, sintetizza i suoni con veracità e passione. Chiude con “Contro me stesso” e dimostra che si può essere intimista ed elettronico. Lo ha fatto Brian Eno, lo può fare anche Marco Castoldi. Per il bis, rito d’obbligo, non ha lasciato i dettagli al caso. Rientra con “Fashion” di David Bowie. Con la stessa eccentricità: è lui il nostro Duca Bianco. Il gran finale è affidato a “La cosa” con i cori della ancora bowieana “Station to Station”. Conclusione dalle citazioni colte.
Non era quello che mi aspettavo. Non per questo è stata una delusione. Nel mio immaginario, dopo aver saputo che Morgan avrebbe tenuto una data al Live, aveva preso forma l’idea di lui e un pianoforte. Dimenticandomi completamente (…ma come ho potuto?) della sua capacità di stupire le aspettative, di essere tutto e il contrario di tutto. Di essere contro se stesso. E chi c’era sa bene cosa vuol dire: ballare e commuoversi a ritmo di elettronica, provare insieme sensazioni contraddittorie. Il segreto è non essere mai uguali a se stessi. Il trucco è non farci sentire mai uguali a noi stessi.
Eleonora Chiari
Fonte: http://www.rockit.it/articolo/16816/marco-castoldi-morgan-live-club-trezzo-sulladda-mi
Mente Locale, mensile cultura e società di Pescara,10 Dicembre 2007
Musica/ Morgan in concerto
Bloomriot, 3 Settembre 2007
Noi ascoltiamo, seduti, immobili, lì, ogni volta, quando arriva il 31 agosto e non ne possiamo più, estremo momento liberatorio, finale, ascendenza o decadenza? Chissà, di certo fine, fine del peggio, del caldo "infernale" e della morte dei mesi trascorsi. Fine dell'estate che noi, in gran parte, odiamo.
Così trasudiamo questo desiderio di catarsi in capo ad una fila infinita davanti all'ingresso di uno dei più storici club milanesi, alzaia naviglio pavese, assistendo l'avvicendarsi di sporchi giochi di danaro perchè il locale è storico si, ma di certo manca, nell'elargire finte promozioni e superamenti di file a "chi offre di più", di una certa eleganza e raffinatezza, tutto pur di presenziare, di esserci, di fare le tre del mattino lì dentro per poi uscire e ricominciarci da capo.
Superate le vergogne di baristi e tristi proprietari, prendiamo posto nascosto, non troppo davanti (perchè i 45 euro compresa cena che avrebbero promesso posti riservati ci siamo rifiutati di spenderli, per svariati principi più o meno intuibili)ma nemmeno troppo indietro. Un pianoforte e la solita atmosfera buia, che sa di tepore, familiarità, tutto un po' anni 60, come quando Endrigo dava vita ai suoi recital ed infatti di recital si tratta anche in questo caso.
Appare Marco Castoldi, diverso, a detta delle presenze "sistemato", capello corto, direi meravigliosamente brizzolato, uno spazio maggiore al viso, al sorriso, alla giovinezza. E' strano il taglio netto e tanto sta a significare, un nuovo inizio, un tentativo, un desiderio. Il repertorio parte con una ormai classica Il Mio Regno di Luigi Tenco, presegue con Mariti In Città di Modugno per poi soffermarsi sulla richiesta Altrove, poi qualcosa, quando Marco introduce una indimenticata Save A Prayer, si apre: continuo a voltarmi indietro dove qualche file più in là, c'è l'ex compagno di brigata Andy che ascolta, dal suo angolino, assieme alla sua compagna, Morgan che canta e suona facendo impazzire il pubblico; osservandolo trovo la prima piccola perla commovente della nottata, un uomo accusato e non, accusante e non, rispetto ai rapporti con Morgan e rispetto alla non scongelazione dei Bluvertigo che sorride e guarda il suo amico di sempre con uno sguardo che a parole descriver non si può, prima proprio durante questa vecchia e nostalgicissima hit che tutto il pubblico intona e che i due eseguivano insieme poi, con ancor più mio stupore, anche con i brani che la seguono, di certo meno da repertorio Bluvertigo: Animali Famigliari, Odio L'Estate (appunto), O Mia Bela Madunina e When You Are Smiling...a quel punto però, nel susseguirsi come sempre coinvolgente e raffinato di questi pezzi che per chi consuetamente vede il Nostro live sono ormai dei classici, Andy viene introdotto sul palco e ai fan dei Bluvertigo succede qualcosa, improvvisamente si annullano pensieri sulle reunion, "fanno bene?fanno male?" chi lo sa, ma lì sul palco c'è Andy e qua sotto ci sono io e con me tante persone che sono cresciute vedendo i due creare ed esibirsi insieme, che hanno fatto delle loro gag dei classici della conversazione, che si sono fatti accompagnare ai concerti del 1998 dai genitori, pur di non mancare, e tra queste sensazioni a pelle percepibili, tra sguardi emozionati impossibili da nascondere, arriva Altre Forme di Vita, il classico, quello che tutti cantano, anche qua, anche ora mentre le due voci sembrano non essere molto in accordo, sembrano improvvisare anche se è chiaro che improvvisazione non è.
Il pubblico è in estasi, tra i due ci sono abbracci e gesti complici, alla fine del pezzo Andy in cerca d'accendino finisce ad accendere la sua sigaretta contro quella di Morgan..sembra un abbraccio, un bacio, visto da sotto il palco, di certo un gesto che manda in visibilio i fan.
Ed è così che parte davvero l'improvvisazione, Somebody dei Depeche Mode, cantata struggente da Andy e una Personal Jesus da manuale, immensa, emozionante, un balzo all'indietro perfetto anche dal punto di vista esecutivo. I due si salutano, abbracciano di nuovo, e da qua in poi io la scaletta esatta non la ricordo più.
Ricordo una Ritornerai di Lauzi e una incredibile e mai eseguita prima, cover di Odio di Umberto Bindi, pezzo decisamente avantgarde e di inestimabile valore.
Oltre a queste altri pezzi nuovi e d'antica esecuzione live: Una Storia d'Amore e di Vanità, Liebestod, Un Medico, Un Ottico e Morire Per Delle Idee e pezzi meno noti come Ma Cos'è Questa Crisi? o Il Crack Delle Banche con tanto di variatio a favore di una "se rubi invece qualche milioncino ti senti nominare cavaliere!"
Una pausa breve e poi si ricomincia, alla grande, si ricomincia con il vigore che solo il tardo orario può trasemettere, in quel buco del mondo dove ci troviamo ora.
Il completo nero (con cappellino) lascia spazio alla camicia a righe e a una maggior rilassatezza, si ha voglia di ballare, di lasciarsi andare, di emozionarsi come solo quando la perdita di controllo e del senso di luogo e tempo sono in stadio avanzato, riesci a fare.
Inizia la seconda parte con Agostino Nascimbeni dei Lombroso, ormai fedele amico e spesso compagno di palco del nostro, con mio immenso stupore tre pezzi uno dopo l'altro, da Abbey Road dei Beatles, ovvero Oh Darling eseguita maestosamente con una voce in grandissima forma, il classico di Harrison Something seguito a ruota da una grande Maxwell's Silver Hammer. Io sono commossa e stupita nel riascolare queste cover del disco che non solo reputo essere il migliore dei Beatles ma che è anche quello che mi ha accompagnata nelle notti di questa estate.
La perdita di controllo prosegue, con l'incedere di altissimo livello del live, si scelgono altri classici dei Beach Boys come Surfin'USA, Suspicious Mind di Elvis, una grandiosa Lucille e un altro paio di pezzi dei Beatles.
La complicità con Agostino è evidente, i due si divertono, questa seconda parte ha tutto il sapore di una jam session tra amici, peccato solo per il pubblico che ha abbandonato il locale o è rimasto troppo seduto senza seguire, a mio avviso, lo spirito dei pezzi scelti. Rimane il gran finale lasciato a una grandiosa I'm Waiting For The Man che si conclude con un ironico ma non troppo "e che tutte le Scimmie siano con voi".
Se il live a Le Scimmie del 2005 era stato il live della decadenza, dei 40kg o poco più, dei pezzi struggenti e della lacrima facilissima, il live che preparava a un autunno in caduta, che faceva pensare a un abbandono, questo live a Le Scimmie del 2007 è invece in apparenza il presagio di una concentrata rinascita umana: i capelli corti, la forma e la vitalità positiva (?) percepita paiono esserne presagio.
E poi c'è questo incessante seppur celato, profumo di Bluvertigo...
di: LaGiu'
Fonte: http://www.bloomriot.org/1020/morgan-alle-scimmie.html
La Brigata Lolli, 21 Luglio 2007
Diario da Ricaldone, sabato 21 luglio 2007
Silvano Rubino e Lucia Carenini
Fonte: La Brigata Lolli
La Stampa , 25 Maggio 2007