SuperEva, Dicembre 2005
Sabato 10 dicembre al teatro Eden di Treviso, a partire dalle ore 17.00, si terrà la tanto attesa finalissima di Ritmi Globali Europei. I 4 finalisti, selezionati tra circa 170 concorrenti, sono Eugene e Shirley Said, entrambi provenienti da Latina, Momo da Arezzo e I Figli di John, perugini. Oltre alle esibizioni dei finalisti in gara, ci sarà la partecipazione straordinaria di Morgan, uno dei più quotati musicisti italiani, che terrà un concerto solo per piano e voce.
L’artista lombardo sarà inoltre Presidente di una giuria che quest’anno sarà particolarmente prestigiosa. Accanto a Morgan, solo per citare le personalità più celebri, ci saranno Garbo e Luca Urbani (musicisti che certo non hanno bisogno di presentazioni), Giancarlo Passarella importante giornalista musicale, già collaboratore di Radio Rai e Paolo Steffan, compositore e produttore.
Sul versante dei premi, novità di assoluto rilievo è la nascita di Ritmi Globali Europei come etichetta discografica. Il primo premio infatti, consisterà in un singolo (massimo quattro brani) che verrà consegnato chiavi in mano al vincitore. Il premio prevede: registrazione del singolo in studio con relativo missaggio e mastering; realizzazione del progetto grafico in accordo col vincitore; disbrigo pratiche Siae; attività promozionale del singolo attraverso i canali privilegiati di cui ormai gode Ritmi Globali Europei, in particolare attraverso uno speciale su Rockit e superEva entrambi portali musicali molto noti ad appassionati, musicisti e operatori del settore su tutto il territorio nazionale vede Ritmi Globali Europei diventare etichetta discografica. Naturalmente tanto i diritti quanto la proprietà del master finale saranno dei vincitori.
Gianni Latrofa
Fonte: Supereva.it
La Brigata Lolli, 21 Ottobre 2005
Nel buio una voce, quella nota, commovente e commossa di Massimo Ranieri e un pianoforte. Suonato da Morgan. Sulle consuete note di “Lontano lontano” si apre la trentesima edizione del Club Tenco. Sarà un’edizione speciale, una festa di compleanno che riserverà molte sorprese e performance inedite.
La partenza è potente, con i Farabutto che riempiono il teatro con il loro rock d’autore. Sono solo in quattro, ma riescono a saturare l’atmosfera con i loro suoni “voluminosi”. Chiudendo gli occhi non sembrerebbe di essere di fronte a un gruppo formato da due chitarre, mandolino elettrico e percussioni tanto il tappeto è denso e colorato. Su tutto spicca il mandolino di Nicolò Sorgato che viene plasmato da un sapiente uso degli effetti. L’influenza che ha decimato i partecipanti fa il loro gioco concedendo loro un pezzo in più del solito e al termine dell’esecuzione, un’altra sorpresa: ricevono il Premio Siae “per la capacità di unire le diverse fonti di ispirazione”.
Dopo un intermezzo comico di Alberto Patrucco entra in scena Francesco Guccini. “In buona salute, nonostante l’età” come tiene a specificare il presentatore subito rimbeccato con un sonoro “Silva ha detto la cazzata che gli compete”. Inizia con “Canzone per un’amica”, poi spiega che dovrà tirarla lunga, per la ormai nota questione delle defezioni che, per ora, ha colpito soprattutto la prima serata. Ad accompagnare il veterano c’è fior fiore di musicisti: spiccano alle chitarre Juan Carlos Flaco Biondini, l’onnipresente Ellade Bandini alla batteria e Vince Tempera al pianoforte.
Segue poi una carrellata di brani: ”Una canzone”, “Odisseus”, “La ziatta” tratti dal suo ultimo lavoro discografico sempre intercalati da lunghi monologhi a sfondo comico in cui racconta tra l’altro i suoi passati di cronista della “Gazzetta di Mantova” quando, visto che in città non capitava mai nulla, era costretto a “allungare il brodo” per riempire tre colonne con notiziole da poche righe. Conclude con “Auschwiz” e , naturalmente, con “La Locomotiva”.
Entra brevemente in scena Paolo Jannacci per ritirare la Targa assegnata al padre Enzo per il suo “Milano, 3 – 6 -2005” dopodiché è il turno dei sei (ridotti a cinque dalla micidiale influenza) “gioielli del Tenco”. Davide Van De Sfroos, Morgan, Sergio Cammariere, Francesco Baccini e Daniele Silvestri, tutti insieme sul palco presenteranno due loro canzoni a testa, quindi si esibiranno in alcuni duetti inediti, probabilmente, insieme al “Lontano lontano” di Massimo Ranieri, il momento clou della serata.
A fare la parte del leone sono Morgan, che dimostra tutta la sua abilità di musicista e le sue doti di interprete e Davide Van De Sfroos con la sua capacità di “sintetizzare” le sue canzoni, facendo sì che non perdano nulla della loro essenza anche in un’esecuzione così minimale. Commovente le interpretazioni di Morgan e Sergio Cammariere – “Adesso sì” di Sergio Endrigo – e di Davide Van De Sfroos e Francesco Baccini – “Lettera”, di Enzo Jannacci. A coronamento della serata Sergio Bardotti consegna la Targa per il miglior interprete a Morgan affermando che “avendo interpretato in modo esemplare queste canzoni del passato, ha nelle sue mani la canzone del futuro”. Buona fortuna, Morgan!
Fonte
Le FOTO di Morgan
GQ, 1 Luglio 2005

Lo Yin e lo Yang della musica italiana hanno un nome da ragazzo (Marco) e uno da pirata (Morgan). Una voce roca e gentile. Modi affabili, sguardo scuro. E se anche l'altezza e la prestanza fisica non sono particolari distintivi, il risultato del tutto è: irresistibile fascino. Signori miei, prendete lezioni da Morgan, alias Marco Castoldi, classe 1972, leader dei Bluvertigo, coraggioso musicista e raffinato pianista, storico compagno di Asia Argento e affettuoso padre della piccola Anna Lou. Marco-Morgan è bianco e nero, gentile e cattivo, dannato e romantico... Il massimo, per noi ragazze.
Perché stare con un uomo indecifrabile, risolvere il rebus della sua testa e del suo cuore, è un po' come guardarci allo specchio. Ma, certo, c'è anche dell'altro... "Ho cattive abitudini, ma non posso dire quali: sono illegali", confessa Morgan a GQ. "Le pratico nei limiti della sopravvivenza: ci sono vizi nocivi per l'organismo o per la mente e bisogna tener presente che esiste un confine da non superare".
Se a questo aggiungiamo una faccia vissuta, una canzone intitolata L'assenzio, portata a Sanremo, e un rapporto burrascoso con una super bad girl, si capisce perché Morgan sia stato definito fin dagli esordi "il dannato della musica italiana".
"La figura del 'maledetto' ha sempre esercitato un fascino speciale sulle donne", assicura la psicosessuologa Roberta Rossi dell'Istituto di sessuologia clinica di Roma. "Perché la dannazione, la sregolatezza, l'eccesso di trasgressioni sono indici di debolezza e di fragilità. E nella maggior parte delle donne è sufficiente questo a far scattare l'istinto materno".
Altri aspetti di Morgan da cui prendere spunto? Il "dandysmo": non fatevi schiavizzare dalla moda ("Non mi interessa la tendenza del momento), indossate sempre la giacca (È la mia seconda pelle, per me è un vero culto. Me le faccio fare su misura, è stato mio padre a iniziarmi agli abiti sartoriali"). E siate galanti: "Con le donne bisogna essere cavallereschi, avere cuore, inseguire l'amore cortese del dolce stil novo".
"Sono il re dei romantici. Quando sono innamorato di una donna vivo tutto fino in fondo, senza paura di farmi male. Sono rimasto scottato molte volte, ma le mie storie le rivivrei tutte".
A proposito: Asia? "Non lo so se stiamo ancora insieme, chiedetelo a lei o a qualche giornalista che l'ha incontrata di recente: io sono sempre l'ultimo a sapere le cose".
Appassionato, sentimentale. Un uomo così, come si fa a non amarlo? "Appunto", afferma la psicoterapeuta Roberta Rossi. "Il romanticismo va a toccare un vissuto femminile collettivo, che permette alle donne di realizzare una piccola perversione: quella di essere sottomesse. Di fronte a un uomo che trasforma l'amata nella sua ragione di vita, le donne si sentono così onorate e importanti da concedere qualsiasi cosa".
Se aggiungi a tutto questo la cultura, è fatta. "Al liceo i miei compagni giocavano a calcio. Io leggevo Leopardi e Baudelaire", racconta Morgan, che nel '99 ha pubblicato un'antologia di poesie e canzoni (Dissoluzioni, Bompiani).
E che, oltre a essere un musicista pop, è uno stimato pianista classico (nel 2003 ha accompagnato nella lettura di un racconto lo scrittore cileno Luis Sepúlveda, con brani di Liszt e di Schumann)...
"Le donne adorano gli intellettuali: l'uomo colto con la sola parola è in grado di realizzare una supremazia sull'altro. Quindi è il 'migliore'." Parola di Giorgio Maria Bressa, docente di psicobiologia del comportamento umano all'università di I.P.U di Viterbo.
Mila Esther Babckock, Stefania Cubello
Fonte: GQ
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Le FOTO di Michel Temteme
RockLab, 12 Aprile 2005
Penso che neanche lo stesso Morgan avrebbe mai creduto di poter riempire così tanto il Circolo degli Artisti. In una delle sue ultime date prima dell’uscita del nuovo lavoro il pubblico di Roma premia un tour che nell’arco di un anno e mezzo si è saputo evolvere, rinnovare e trasformare, e dopo la data ad Enzimi di un paio di mesi fa torna nella capitale con una veste ancora nuova. In un palco elegante e confortevole come il salotto di un’abitazione e casalingo ed intimo come arredato da Moltheni qualche mese fa trova posto la band così composta: Morgan, piano a corda sulla destra e Rodhes sulla sinistra, Megahertz in tipico Kraftwerkiano periodo Man Machine, a cui sono affidati oltre i suoni e i synth anche i campionamenti di batteria da una roland 909 (batteria che fa di lui un Kraftwerkiano Man Drum Machine) ed infine, sulla parte sinistra del palco, un divano di pelle molto Brand New su cui trovano posto il chitarrista (con una Gibson in stile blues dalla cassa profonda) e un bassista che interverrà quando lo stesso strumento non sarà nelle mani di Morgan o di Mega.
Si parte con 2 ore di ritardo sul programma, 2 ore che pesano anche troppo sul pubblico, pigiato, pressato, nervoso e impaziente, che si sente quasi sbeffeggiato quando Morgan sale sul palco quasi ignorando i ripetuti precedenti richiami, e iniziando con uno strumentale per piano che lascia tutti un po’ interdetti… Nessuno sa bene cosa aspettarsi ed è difficile riuscire a intuire che tipo di serata sarà, e ancor di più che tipo di scaletta verrà proposta… c’è chi si aspetta qualche pezzo nuovo dei Bluvertigo, chi qualche pezzo nuovo dello stesso Morgan e chi, mosso dall’imprevedibilità della serata stessa, è venuto per curiosità ed interesse.
Richieste e aspettative a parte ogni spettatore è rimasto pienamente soddisfatto da un concerto che sa essere al tempo stesso giocoso come un party, eccitante come uno show e classico come un vecchio vinile anni 60. Morgan si trova a suo agio con tutto, ma non riesce a trattenere compiaciuti sorrisi di autoapprovazione quando si trova a destreggiarsi tra l’amato piano e i tasti del Rhodes con cui si accompagna dandogli le partiture e i giri del basso. Una trovata tanto semplice quanto geniale, il caldo timbro del Rhodes è infatti perfetto per un accompagnamento docile e poco invasivo, che aiuta la melodia e senza pesare sulla canzone.
Impossibile non spendere poi due parole per Mega che, dopo aver dato prova di essere un bassista non da poco, riffeggiando sulla lunga tastiera di un fender jazz, si dimostra motore ritmico della band, campionando snare, tom e clap hands dalla sua Roland che danno slanci dance ai pezzi, senza far rimpiangere assolutamente il batterista. Il risultato è lo stesso che ci si aspetterebbe da un gruppo anni 80 che rivede i classici italiani anni 60, un po’ come se gli Zoot Woman si destreggiassero con F.Hardy.
Dopo l’intro in solitario al piano e una romantica versione di Aria prende posto sul palco il resto del gruppo, Morgan accoglie i sui musicisti come si fa con degli amici a casa, prende loro le giacche e offre del vino posto su un palchetto accanto al divano. Il bassista si accomoda su un bracciolo il chitarrista approfitta della comodità del divano stravaccandosi bellamente e dopo che tutti sono pronti col proprio strumento in mano non si aspetta solo che il 4, dato dalla drum machine.
E’ l’inizio di un concertone. Uno di quelli che conquistano senza possibilità di fuga. La sicurezza spavalda e la complicità che c’è sul palco è tale da darsi all’improvvisazione senza neanche guardarsi, alle volte basta un cenno, una riff che parte o una discesa sul piano ed ecco che ci si trova nel bel mezzo di una Bowiana Changes, che spoglia della sua dolcezza viene rivista con voce grintosa e ruvida. In pieno concetto con il titolo della canzone stessa, preciserebbe Morgan.
Si alternano i pezzi dell’Appartamento, con grande successo per The baby, qualche perla dei Bluvertigo – l’ormai classica Sovrappensiero, un pezzo che non finisce mai di affascinare e sembra aver il magico dono di suonare bene con ogni tipo di arrangiamento, omaggi ai classici che già il pubblico conosce com If, in cui Mega torna a giocare col suo synth e Non arrossire, e altri che sembrano dettati dal momento, spezzando ogni tanto con una cover. La prima parte del concerto si conclude con un breve quiz “a premi senza premi” tra Morgan ed il pubblico che un po’ per curiosità, un po’ per divertimento e un po’ per testare la nostra preparazione musicale ci interroga su dei giri di basso. E mentre il pubblico scherzava (“la indovino con una!”) la band ha accennato Rio dei Duran Duran, Money dei Pink floyd, Another one bites the dust dei Queen.
Pochi attimi di pausa e si riparte con un bis lunghissimo, così vario e intenso da essere più appassionante del concerto stesso. Così come si è iniziato così si ricomincia: due pezzi per piano (Complicità e Cieli neri) in cui Morgan da il meglio di sé e poi la band torna sullo stage per regalare vere e proprie perle: una “psichedelica” l’Ottico di De Andrè, un pezzo non molto conosciuto ma con una struttura e soprattutto un arrangiamento dato dai 4 che ha colpito per i cambi di tono e tempo, Altrove, dilatata dai synth e impreziosita dal vocoder di Megahertz, oscillante tra lunghe code finali che si risolvono invece in improvvise reprise, e una lunghissima versione di Sunday Morning che, visto che il concerto si è concluso all’una e un quarto di domenica mattina, ci stava tutta. Unico piccolo neo la cover di Gino Paoli, con la drum machine eccede in campionamenti che non sanno dare la giusta spinta punk che si vuole nel pezzo.
Il concerto si conclude con un arrivederci dello stesso Morgan: Maggio è vicino e l’album è pronto per uscire, e Morgan sembra essere uno di quelli che soffrono parecchio la lontananza dal palco!
Francesco Sciarrone
Fonte - RockLab