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21/04/2004
Wlf cambia "Il Manifesto"
Parte questa settimana la campagna firmata dall'agenzia del gruppo Brand Portal per il lancio del nuovo quotidiano, che si arricchisce nei contenuti a partire dal numero in edicola il 27 aprile. E' pianificata su stampa e cinema.

Obiettivo della comunicazione di Wlf è di presentare "Il Manifesto" come uno dei pochi spazi che permette ancora di pensare.
La campagna stampa è articolata in quattro soggetti che hanno come protagonisti altrettanti personaggi del mondo del cinema e dello spettacolo: Bernardo Bertolucci, Dario Argento, Paolo Rossi e Giovanna Mezzogiorno. La headline recita 'Pensa. C'è il nuovo Manifesto', mentre il pay off "Ogni giorno acquista qualcosa" si riferisce ai contenuti del quotidiano.
Per il cinema sono scesi in campo Stefano Benni, Jasmine Trinca e Morgan, che affermano: “Penso che le cose vadano scritte, così rimangono…”, “Penso a quant’è romantico leggere un libro alla persona che ami…”, “Noi pensiamo…,Voi pensate…. Loro pensano che tutto questo è molto pericoloso…”.

La creatività è di Sergio Spaccavento (art) e Guido Poli (copy), con la direzione creativa di Paolo Torchetti e Oscar Morisio.
La campagna stampa è pianificata internamente fino al primo maggio su "Il Manifesto", "Alias", "Avvenimenti", "Carta", l’"Espresso", "Il Salvagente", "Liberazione", "L’Unità", "La Repubblica" ed "Europa". Gli spot, prodotti da Diaviva con la regia di Stefano Tinti, andranno in onda in 700 sale cinematografiche di tutta Italia, per tutto il mese di maggio

Il video



Aggiornamento 29.9.2013: il video è stato riutilizzato nella campagna "Il manifesto reloaded" (su sito e social network) raccolta sottoscrizioni per il sovvenzionamento della nuova versione digitale della testata





Rockit, 14 Settembre 2004 



Con la sola eccezione del Giardino delle Cascate al laghetto dell'Eur, Enzimi quest'anno si è snodata lungo zone centrali della città. Tutte adiacenti, fra l'altro, e a beneficio ulteriore degli astanti, in prossimità della metro: Piazza Vittorio, Piazza Cinquecento, Acquario Romano, Teatro Ambra Jovinelli. Quartiere Esquilino, insomma. E la Stazione Termini? Adesso ci arrivo. Scale mobili e via all'aria aperta, nemmeno l'affanno di cercare: il palco é montato appena fuori sul piazzale dei bus, in un punto un po' defilato di destra che guarda a Piazza della Repubblica. La serata é mite, in ogni senso: niente caldo umido e nessun bisogno della felpa. Tre file di banchine, chissà da quanto, sono gremite di persone. Altre di passaggio, a fermarsi incuriosite. Altre ancora solitarie o realmente sole, delle quali provo a sondare umori e in uno sguardo condividerne la circostanza. Stranieri in vacanza e gruppi di comunitari. Pubblico non ancora folla eterogeneo, multietnico. Come accade talvolta ai concerti, infatti,  ci sono inizialmente sette gatti; si diffondono le prime note e ti ritrovi a guardare il vicino negli occhi. Apre Morgan, accende un cero ricordandoci che la fiaccolata per le due ragazze rapite in Iraq culminerà qui. Sentiti applausi. Attacca al piano con una versione intensa di "Cieli neri", sembra dirci: "Guardate che i Bluvertigo sono vivi e vegeti". O forse un commiato estremo. Entra in scena il suo gruppo ed eseguono "Altrove", traccia portante dell'album solista. Passa al synth, dà il la ad "I'm the baby", l'atmosfera si scalda. Marco Castoldi è un secco naturale che fuma più di quanto mangia, se la tira perché sa di essere bravo ma é anche simpatico, fa l'intellettuale per evitare il banale ma in fondo è il primo a riderci su. Stasera, intanto, è funambolico, scafatissimo: mano sul pacco, accenni di break-dance, giacca brandita a mo' di lazzo da cow-boy, spaccata aerea alla Pete Townsend, passetto laterale di chuckberriana memoria su cui poi Angus Youngha costruito mezza carriera. Eccolo al basso, seguono altri tre pezzi verosimilmente dalla recente produzione, con l'ambiente oscillante fra entusiasmo e tepore. L'ultimo Morgan, invece, resta sospeso tra melodia e sonorità oblique, un po' stridenti.

Chissà che musica avrebbe fatto se non fosse mai esistito David Bowie. Il congedo, a sorpresa, è affidato a una cover di Modugno potentemente riarrangiata e a un: "Thank you very much indeed, ciao Italia" che ormai non suona più tanto originale. Pausa. Al mio fianco due ragazzi africani, di fronte una coppia orientale, alla mia sinistra un simpaticone di Bari che mi fa due palle così su Cassano. (Colpa mia... gli ho teso l'amo per rompere il ghiaccio). Fanno ingresso i romani Tetes de Bois. Il privilegio è conoscerli direttamente dal vivo, i valori aggiunti tromba e tastiere. Dopo qualche brano comincio a inquadrarli: un misto di jazz e folk percorsi da repentine marcette di matrice balcanica. Il riferimento più immediato però è chiaro, e non nego di averlo appreso in anticipo: un amore assoluto per il glorioso cantautorato proletario d'oltralpe, dunque Brel, Brassens, Ferré.

Omaggiati non di meno nei testi ora ironici ora impegnati, spesso vere frecciate al perbenismo borghese. Alle spalle del gruppo scorrono immagini mute del leader, egli stesso introduce ogni pezzo con aneddoti che fanno riflettere, il pubblico non è che si strappi i capelli ma rimane rispettosamente partecipe. "Le rane", ad esempio, è bellissima e suscita emozione. Teste di Legno. Faccio tre ipotesi: un verso di una canzone francese, una passione per il teatro delle marionette, un'espressione gergale per "capa dura". Quest'ultima sarebbe coerente con lo spirito della band, che ha scelto la sponda antagonista schierandosi con i dropout, i perdenti, tutti coloro che pur avendo vissuto sempre ai margini alla fine hanno prodotto qualcosa di buono. Vengono infatti citati Vendrame, genio incompreso del pallone poi divenuto scrittore, e Dino Campana, poeta tormentato (e non maledetto, come definito da qualcuno), che si spense in manicomio.

Sono le 23:20, tra dieci minuti chiude la metro. Giusto il tempo di ascoltare "Io sono allegro perché sono cretino", genuina goliardia illuminata che almeno stasera mi oscura il domani, il pensiero di un odierno inquietante. Perché la serata è stata gradevole ma c'era qualcosa nell'aria … si chiamava apprensione.

Blonde

Fonte: http://www.rockit.it/articolo/16602/enzimi-roma




Dal sito Stazioni lunari

Stazioni Lunari
 nasce da un’idea di Francesco Magnelli (membro fondatore dei C.S.I. e PGR) pianista, compositore, arrangiatore.
Spinto dalla profonda necessità interiore di interagire con altre esperienze musicali – poiché è anche attraverso queste che si determina la propria crescita artistica – si ritrova nel tempo alla ricerca di un terreno fertile (da sempre desiderato) dove la musica e non quello che ci ruota intorno, è l’unica vera protagonista.
La voglia è quella di creare un porto, un punto di attracco per tutti quegli artisti (siano essi musicisti, cantanti o esponenti delle forme d’arte più varie) che hanno la spinta e la curiosità di confrontarsi con gli altri, avendo modo di conoscere più da vicino coloro che solo apparentemente, per fortuna, sembrano così lontano. La musica di per sé non costruisce muri e differenze, ma è un’arte che se perseguita con amore, rispetto e dedizione, può davvero stupire e, a volte, far succedere ciò che non potremmo mai aspettarci.
Stazioni Lunari nasce per mettersi in gioco, per nutrire la curiosità, è un ristoro artistico. E’ il luogo perfetto dove fermarsi per un po’ e poi ripartire portando con sé qualche esperienza in più. E’ un progetto fra teatro e musica dove Ginevra Di Marco, unico elemento in movimento da una stazione all’altra, determina successioni e movimenti e favorisce incontri e commistioni fra i diversi mondi musicali.
Sul palco quattro stazioni, lunari, quattro stanze disegnate con legno e luce, una luce graffiata che traccia nel buio il perimetro irregolare dei luoghi contenenti gli ospiti.
Una suggestione visiva disegnata da Valerio Di Pasquale, scenografo e light designer.
Quattro artisti, uno per ogni stanza, avranno 20/25 minuti a performance. La prima stanza sarà la sola ad essere illuminata per la prima esibizione e sfumerà al suo termine per lasciare spazio alla seconda e così via fino alla quarta.
Non è una kermesse, né tantomeno una passerella: gli artisti restano tutti sul palco anche quandotermina “idealmente” il loro set.
La particolarità di questo evento sta nel fatto che ogni musicista, dalla propria stanza, può liberamente interagire con ciò che sta succedendo: c’è chi suona, chi contrappunta, chi armonizza con la voce, chi improvvisa, chi semplicemente sorride o si concentra nell’ascolto dell’altro. Inoltre il cast artistico cambia a seconda del luogo e della cornice, facendo sì che ogni data diventi un evento unico, quasi irripetibile.
La musica proposta (assemblata, arrangiata e eseguita sul palco da Francesco Magnelli, Marzio Del Testa e Andrea Salvadori) proviene in parte dal repertorio di ogni artista, in parte viene scelta tra le canzoni che hanno accompagnato la vita di ognuno che così proporrà un aspetto di sé che generalmente in pochi conoscono, un volto diverso dal solito, lontano da particolari responsabilità, da obblighi contrattuali e d’immagine, lontano per una sera da ciò che il pubblico si può aspettare. E quindi via libera alle canzoni del nostro cuore, quelle che hanno scosso gli animi e reso indelebili certi momenti della vita, via libera a riscoprire canzoni e interpreti ai quali ogni musicista sente di somigliare un po’.
Sul palco si respira piacere, sintonia. E fra intersezioni artistiche, omaggi e gentilezze si nota evidente il piacere di trovarsi lì, una gioia di cantare e suonare insieme che è davvero raro riscontrare.

Morgan ha partecipato ai seguenti concerti:
20/09/2004RENDE (CS)Festival "Settembre Rendese"
Francesco Di Bella
(24 Grana)
Max GazzèMorganPeppe Servillo
(Avion Travel)
07/05/2005ANCONAFestival Sconcerti - Barfly Club
Max GazzèPiero PelùMorgan
16/12/2005PRATOTeatro Metastasio
CiscoTeresa De SioPetra MagoniMorganGinevra Di Marco
09/07/2006TERRANUOVA BRACCIOLINI (AR)Parco Europa
Alessandro BenvenutiCiscoMorganPeppe Servillo
(Avion Travel)
Ginevra Di Marco
/07/2006MONTEPRANDONE (AP)Jazz festival
CiscoTeresa De SioMorganGinevra Di Marco
5/09/2006CASERTA VECCHIASettembre al Borgo festival
Teresa De SioFrancesco Di Bella
(24 Grana)
Cristiano Godano
(Marlene Kuntz)
Morgan


VIDEO
 


Stazioni lunari - Il Mucchio Selvaggio 19.10.2004
 






S&H, Giugno 2004


Morgan articolo SHDicono che la vita perfetta sia quella equamente bilanciata allo stato emotivo, ricca di tutti gli elementi (magoni/gioie, successi/insoddisfazioni) che conducano all’equilibrio spirituale (o atarassico) tanto auspicato. Rigiriamo il discorso in musica e arte, convogliando l’attenzione su Marco (Morgan) Castaldi: simmetrico disegno di linee musico-culturali-filosofiche carismatiche e pregevoli, titolare dell’equilibrio (atarassico) artistico cercato da ogni aspirante artista.

Il pensiero del leader dei Bluvertigo e Morgan solista (“Canzoni dell’appartamento” ne è il frutto - recensito su S&H nel Sett. 2003 -) è venuto fuori come un parto liscio ormonalmente indotto nell’aula Magna dell’Università di Scienze della Comunicazione, durante un incontroconferenza fiume che lo ha visto discutere confidenzialmente col pubblico che la stessa sera (14 maggio) ha staccato il biglietto della sua esibizione sotto il Festival Abbabula dell’Ass. Ragazze Terribili. 
Un viaggio tra sorrisi e battute che lo ha visto aprirsi dando suggerimenti e soddisfacendo chi tra i presenti voleva sapere di più della sua atipica attività artistica. Viene fuori un passato di studi classici attraverso Chopin, Bach, Rachmaninov, l’adorazione per la musica leggera italiana di Luigi Tenco e Umberto Bindi (in privata sede, avvolto da una nube di fumo, dice che il proiettile nel petto di Gino Paoli “fa tanto poeta maledetto”), e una passione per la letteratura filosofico-saggistica da fare accapponare la pelle; legge al microfono versi di Bruno Murani, “l’unico futurista non fascista e, quindi, un futurista simpatico”, precisa, e dice che la vita travagliata di Nietzsche lo affascina. Ancora quell’equilibrio: elementi compenetrati in un’unica impalcatura stabile.

Racconta della sua esperienza in campo musicale: dalla collaborazione con Boosta dei Subsonica (e nascita di “Disco labirinto”), al suo progetto di un album di sole cover di cui si è gustato un primo assaggio nel disco solista con “Non arrossire” di Gaber, e la trasposizione di “If” (Se) di R. Waters. Parla, racconta mettendosi a nudo come innamorato di musica, e dice del Festival di Sanremo e l’anti-Festival di Mantova “una cosa inutile che va a discapito della musica”; cita Luigi Russolo (inventore del campionatore) passando per aneddoti con Battiato protagonista, definito come l’ultimo baluardo anticonformista del circuito italiano.
Un viaggio familiare svestito di formalità che sfocia in una pausa sigaretta in cui lui stesso (prima delle richieste pressanti) si mescola tra gli studenti per ritornare alle sue esperienze. Adora tutto ciò che è classico, Umberto Bindi “l’artista italiano meno compreso”, esalta Tenco e non apprezza punk e grunge fino a crollare, poi, in una vena malinconica e polemica che relegano l’Italia a una situazione di sudditanza culturalmusicale vittima del meccanismo del mercato mondiale.
Tutti pezzi di mosaico, una sorta di disegno amorfo che lento va formandosi e che affonda dentro una pretesa personalissima di voglia di non fermarsi mai negli studi e nella ricerca.

E il suo live stesso, “fuori dall’appartamento”, sembra esserne l’emblema in un palco addobbato di piante, fiori, e luci flebili di candele sul pianoforte a coda. 
Il Teatro Verdi ha visto così il 14 Maggio la terza tappa dell’Abbabula, il viaggio personale di Morgan attraverso le sonorità italiane che tanto adora e che l’hanno visto spaziare da Gino Paoli alle “Arrivederci” e “Il nostro concerto” di Bindi, per arrivare all’intera esecuzione del suo album (fatta salva la cupa “Canzone per Natale”) fino alla reincarnazione di alcuni sucAutografo allarticolo SHcessi dei Bluvertigo come la dannata “Cieli Neri” (riarrangiata splendidamente per pianoforte e voce) o la mirabolante “L’assenzio” e la spettacolare e luttuosa “Soprapensiero” (brano in cui collaborò Franco Battiato, tratto da “Zero”). Un’atmosfera amichevole, felicemente accalorante come un focolare, ricca di qualità tecniche grazie ad una band rodata dalle esecuzioni perfette che hanno visto sul palco personaggi come l’ex Bluvertigo Sergio Carnevale (batterista dal tocco semplice, preciso e articolato) o il titanico Megahertz (factotum del gruppo ai suoni, fruscii, campionatori e cori). In più lui, il sudato Morgan che non si risparmia sul palco incarnando la propria musica in una gestualità teatralmente artistica.
Poi tutto tace. Saluti con le ultime note, la band stretta, e le candele sul palco si spengono in una colonnina di fumo che scivola nella pacata atmosfera dell’applauso nutrito e sincero di un pubblico magrolino (francamente difficile da capire il perché, poi ci si lamenta della mancanza di eventi live di un certo livello in città). La quiete che arriva,deteriorata e immalinconita come se fosse in un appartamento disabitato, tutti che danno un ultimo sguardo (liberandosi dal citazionismo dovuto) e “chi si è visto si è visto”.

Paolo Pintus 

Fonte: seh-net.it



 


Arengario.net, 4 Giugno 2004



  

Giovedì 3 giugno, teatro Manzoni: “Effetto diciotto”, saluto della Città ai maggiorenni con consegna a ciascuno di una copia della Costituzione e un breve spettacolo sul tema. Una iniziativa dell'amministrazione comunale inaugurata lo scorso anno sotto i portici dell'Arengario.

Due gli artisti in campo, che si sono scambiati i ruoli: il professor Raffaele Mantegazza, rettore dell'università di Milano Bicocca e Morgan, “voce” dei “Blu Vertigo”. Dopo una breve presentazione dell'assessore alla Cultura Annalisa Bemporad e del sindaco Michele Faglia, il professor Mantegazza, con la disinvoltura e l'incisività di un vero attore, ha percorso, con l'aiuto di un lenzuolo, la vita di un diciottenne: da fantolino cullato dalla mamma a scolaro con il grembiulino, ad adolescente con le prime pulsioni sessuali, a maggiorenne con i relativi diritti e doveri. Poi un excursus, sempre recitato, sugli avvenimenti principali e in genere tragici degli ultimi diciotto anni, per finire con le tragedie attuali.

Da parte sua Morgan, alias Marco Castoldi, monzese, ex alunno del liceo Zucchi, ha tenuto una lezione sulla Costituzione, rappresentata come un padre che assicura libertà ma pone anche dei limiti, mentre la nostra Italia con i suoi colori, profumi e sapori è la mamma sempre disponibile e accogliente. Divertente il paragone tra la sua figura di studente che faceva le ore piccole cantando e suonando nell'unico locale di Monza aperto fino a notte, e quindi era malvisto nell'aristocratico liceo Zucchi, e la sua attuale presenza sul palco del Manzoni a fianco del sindaco. Come finale, per la gioia dei diciottenni, ma non solo, due bellissime canzoni di De Andrè contro la guerra, poi la consegna della Costituzione.

Rosella Stucchi

Fonte: arengario.net


   

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