La Stampa, 11.12.2014
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Corriere della Sera 02 Dicembre 2014
«Segnato dal suicidio di mio padre... La tv? Mi sento un pagliaccio»
di Pasquale Elia
E magari alla fine uno capisce pure perché Marco Castoldi non poteva che diventare Morgan. L’istrionico, contraddittorio, vulcanico, irriverente giudice di «X Factor», «uno di cui si parla e si scrive», «uno che la gente conosce anche se non mi conoscono», ha deciso di strappare la penna dalle mani degli altri e scrivere di se stesso, sicuro di spiegare con le parole più appropriate i suoi 41 anni di vita, trascorsi perlopiù come su un ottovolante. Probabilmente a partire dall’adolescenza in poi, dopo essere stato azzannato dal dolore quando suo padre si suicidò: «A 46 anni si è tolto la vita. Anche perché la sua vanità non era appagata. Incapace di sopravvivere dovendo mantenere sé, i suoi familiari in ristrettezza economica».
Ma andiamo per ordine e iniziamo a sfogliare le 228 pagine di Marco Castoldi - Il libro di Morgan , l’autobiografia del musicista che esce venerdì per Einaudi. Basterebbe leggere il sottotitolo per capire che si tratta di un libro scritto dal leader dei Bluvertigo: Io, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio . Il fatto è che a lui piace attirare l’attenzione. Un desiderio che ha avuto fin da bambino: quando aveva 5 anni era a messa con i suoi genitori. Ad un certo punto scappò via dalla chiesa e «sul piazzale» si mise «a cantare un pezzo di Elvis Presley, ballando. Si è subito radunato attorno a me un po’ di pubblico. Qualcuno dei presenti mi aveva comprato dei ghiaccioli, per ricompensarmi dell’esibizione. E in quel momento io avevo capito: 1) che ero in grado di attirare l’attenzione; 2) che potevo essere pagato per quello che facevo».
È così che è nato Morgan, il musicista innamorato di Bach che è cresciuto con la voglia di fare spettacolo e di dare spettacolo. E le occasioni non gli sono certo mancate. Soprattutto da quando è diventato giudice di «X Factor», ruolo che ha sempre interpretato cercando di assomigliare ad uno scugnizzo dispettoso.