L'Espresso, 9 Settembre 2010
Sono passati sei mesi da quando il musicista fu escluso da Sanremo. Ma l’esilio continua. A cominciare dalla tv. Solo per aver parlato di droga? Lui un’idea se l’è fatta.
In disp-arte Morgan. Così, giocando con il titolo del suo libro intervista come sulle corde della chitarra, l’ex-giudice di “X-Factor” parla di sé dopo l’esclusione da Sanremo prima e del talent show poi. Niente giacche psichedeliche, stavolta. Né acconciature marziane. Marco Castoldi, 37 anni, racconta a “L’espresso” la sua verità sull’ascesa e la caduta di un divo tv: «Ero libero e il pubblico stava con me: finchè mi hanno cacciato. Se non era la droga, avrebbero trovato un altro motivo».
Morgan, non è che dopo la bufera le piace darsi il tono dell’anti-eroe pentito…
«Non è così. Dico quello che dicevo anche prima. E cioè che io non faccio apologia della droga. Ho parlato di droghe per una vita. Dalla trilogia chimica con i Bluvertigo al remake di “Un ottico” di De Andrè. Non è cambiato nulla».
Ma per cantare a Verona il 15 settembre ha dovuto scrivere al sindaco leghista e proclamarsi contro la droga. Non fa un po’ “convertito”?
«Beh, se dovessi farlo con tutti i sindaci sarebbe un po’ laborioso. Comunque, oltre al sindaco, c’era Giovanni Serpelloni, il capo del dipartimento per le politiche antidroga. Per cui il governo era parte in causa nella questione. Ma c’è un altro aspetto».
Cioè?
«Prima della lettera, mi sono rivolto ai cittadini veronesi dicendo loro che trovo questa cosa strumentale e oscura. Strumentale perché mi usano come una marionetta. E vabbè. Oscura perché dietro a ciò che mi sta capitando, c’è qualcosa che non ho ancora ben capito. Mi sembra di essere finito in una trappola. Ma che se lo dico, ci finisco più dentro…».
Non è, più semplicemente, che ha esagerato?
«Non è solo così. Nella famosa intervista a “Max” ho ripetuto cose che avevo in parte già detto. Nulla di scandaloso: ne esistessero di antidepressivi come la cocaina. Le sembra una frase da far saltare una carriera? Su “Repubblica” la pace con Verona è uscita sotto un articolo che affermava la stessa cosa. Uno psichiatra promuoveva l’uso terapeutico dell’Lsd. Non mi pare abbia perso il lavoro».
Il professor Vollenweider è un medico, lei no…
«Ma io l’ho detto ridendo, con un filo di provocazione, con ironia. Mentre l’uso fatto della mia frase è strano. Diedi l’intervista prima di Natale e uscì all’improvviso a febbraio. Da lì fu un crescendo».
Era la vigilia di Sanremo. Lei era il personaggio del momento. E’ normale
«Non era solo la vigilia di Sanremo, ma poco giorni dopo che avevo firmato il “Manifesto dei Concordi” con Margherita Hack, Mimmo Calopresti e Stefano Bonaga. Dice cose forti, che pochi in Italia oggi hanno le palle di dire. E io da quel momento sono in esilio. Creda a me: la droga è un problema. Ma è usato a pretesto. Se non era quello, era un’altra cosa».
Non le sembra: Morgan e la teoria del complotto…
«Non è una teoria e non è un complotto. E’ una normalissima pulizia. Ero diventato ingombrante. Sono andato a RaiDue a suonare “Bella Ciao” come una fuga di Bach. Mezz’ora di televisione a briglia sciolta che non si rivedrà tanto facilmente in Italia. E che non è piaciuta. Io non sono politically correct. E in un Paese come il nostro, con un governo così, non si può».
Non starà esagerando con il vittimismo?
«Se fossi come loro, eliminerei anch’io uno come me: Morgan che usciva da tre edizioni di “X Factor” vinte con il televoto da casa, gli sms diretti, segno che gli ascoltatori erano con me. Poi Sanremo con due miei concorrenti in gara e la mia canzone applaudita dall’orchestra come la migliore. Mentre per molte altre i musicisti lanciavano gli spartiti, dicendo: “Questa musica fa schifo”. Troppa roba in mano a me...Non è gradita, oltre che non richiesta».
Sta dicendo che è stato censurato come Luttazzi o la Guzzanti?
«Con la differenza che Luttazzi da anni parla solo dell’editto bulgaro e non fa più paura. Io, invece, sono roba fresca e più estremista di lui. Non si può avere i sondaggi che ti danno numero uno a RaiDue, Sanremo come possibile vincitore e argomentare liberamente. O presentare un manifesto di lotta…Ero sotto osservazione e mi hanno tolto di mezzo. Nemmeno la sinistra ha detto qualcosa. Mi deludono anche loro».
Allora perché è andato a scusarsi per la droga a “Porta a Porta”?
«Perché mi hanno promesso, veramente, che se l’avessi fatto sarei tornato a Sanremo. Proprio così: tu vieni qua, che poi vai a Sanremo».
Ma non l’hanno ripresa. Anzi, s’è piuttosto parlato di Vespa possibile conduttore
«Appunto. Io gli ho fatto solo fare audience. E non mi stupisco se ci andrà Vespa. Perché è coerente con la loro visione. Hanno fatto di me un oggetto di scambio, togliendomi il ruolo di musicista libero per trasformarsi in un’icona delle cronache scandalistiche. Mi hanno usato e svuotato di senso, reso innocuo».
Ma a Sanremo è passato di tutto…pure lei con i Bluvertigo a cantare “L’assenzio” nel 2001.
«Quella volta sono arrivato ultimo. Guardi che è difficilissimo e divertente arrivare ultimi…Comunque adesso è diverso. Anche Sanremo è sporcato Mediaset».
Passi Vespa. Però è stato ospite anche a “Rai per una notte” da Santoro. Perché non ha detto queste cose?
«Parliamo pure di quella specie di aborto che è stata la mia partecipazione a “Rai per una notte”. Così la chiarisco una volta per tutte. Non si è capito cosa stessi dicendo o facendo. Sia perché la situazione reale era molto diversa da ciò che il pubblico percepiva su Internet. Sia perché quella sera c’erano dei contestatori, che da casa non si erano sentiti».
Saranno fan delusi. Succede
«No. A me è sembrata una clac, appartenente alla fazione opposta politicamente. Sono abituato alle clac vere, vengo dal rock. Non era la solita invettiva di ragazzi che fanno la bravata. Erano voci isolate. Ed erano voci adulte. Appena aprivo bocca, partivano: “Ma chi ti credi? Non sei nessuno”. Deliberatamente impedivano i miei interventi. Questo mi ha creato molti problemi».
Nemmeno questo ha mai detto. Quando pensava di farlo?
«A Natale uscirà un fumetto della De Agostini, con me protagonista. Si intitola “Le macchine molecolari”. Ecco lì ci sarà questa mia storia».
Intanto a “X-Factor” hanno messo Elio.
«Sono contento di esserne uscito. Non era elegante tornarci dopo aver vinto tre volte di fila. Anche se non mi scelsero per la competenza musicale. Perché in Rai non conta. Altrimenti Augias sarebbe direttore generalee Beha al Tg1».
Ma accettò…
«Ho portato comunque la competenza. De Gregori venne a cantare perché gli piaceva come io raccontavo la musica. Io dissi: è uno dei grandi, canteremo De Andrè, dobbiamo insegnarlo ai ragazzi. Sa cosa mi risposero?»
No. Cosa?
«Chissenefrega. Non fa audience. Ecco perché io devo fare musica. Basta tv».
A cosa lavora?
«Italian Songbook vol.2. Musica d’autore italiana che non ha avuto vita all’estero. C’è Fossati, c’è De Andrè. Facciamo “La Collina” in inglese con la lingua di Edgar Lee Master e la metrica di De Andrè. Poi c’è il mio disco sull’intelligenza artificiale applicata alla musica che è “Canzoni che si autogenerano”. Quello faccio».
Tommaso Cerno
