Grazia, 20 Luglio 2010
Dalle dipendenze alla battaglia con Asia Argento per l’affidamento della loro bambina. Per Morgan le risposte vengono dal passato: da madri possessive come la sua o da padri assenti come quello della ex. E ora che il papà è lui? «Soffro da morire, ma mia figlia è una “giusta”»
Sono in Brianza, a caccia dell’hotel in cui incontrerò Marco Castoldi. In arte, Morgan. Casa sua è territorio “off limits” da quando è successo il fattaccio, cioè l’intervista, uscita a febbraio, in cui ha dichiarato di fare uso di stupefacenti per combattere la depressione. Anche la sua vita da quel giorno è cambiata. Nell’albergo la situazione che trovo non è delle migliori. Morgan è di pessimo umore, forse è stanco. Un giornalista gli ha appena chiesto se La sera, il suo brano escluso dall’ultimo festival di Sanremo, fosse un lento e lui se ne è andato via (per la cronaca, la canzone è stata tra le più scaricate del web e lui la eseguirà dal vivo nel tour con la Ensemble Symphony Orchestra). Quindi, la nostra conversazione si svolge a tarda sera, quando l’umore è decisamente più disteso. È Morgan che inizia: «Oggi pomeriggio ho fatto un quadro. È su più livelli, quasi una canzone disegnata con i pennarelli. I primi segnali di creatività li ho mostrati proprio disegnando...».
Perché hai smesso di farlo?
«Mia madre non mi ha mandato al liceo artistico per un motivo pratico: abitavamo a Muggiò, avrei dovuto prendere l’autobus per Milano. Lei non voleva che crescessi, voleva tenermi bambino e un bambino a 14 anni non va da solo a Milano».
Possessiva?
«La scelta descrive bene il suo carattere e il suo rapporto con me. Ma credo fosse possessiva come tutte le madri».
Oggi come sono i rapporti tra voi?
«Uguale. Credo che la maggior parte delle dipendenze abbia a che fare col rapporto con la madre, che non capisce che deve emancipare ed emanciparsi dal figlio. Ma l’ho citata abbastanza, non voglio che si “inquini” ogni volta che legge una mia intervista. Chissà quante cattiverie le dicono anche solo quando va a fare la spesa...».
Con suo padre, invece, che rapporto aveva?
«Era spericolato, mi ha dato in mano la macchina a 14 anni. Avevo sette anni e ricordo ancora una signora, nel nostro condominio, che camminava col bastone e mi diceva: “Di’ a tuo padre che è una bella persona, retta e onesta...”. Certo, era anche violento, una volta mi ha spaccato una chitarra in testa, poi, però, è tornato a casa con una nuova. Questi, in psicologia, si chiamano doppi messaggi e, prima o poi, ti fanno andare in tilt».
Sta riflettendo ancora sulla sua infanzia?
«Non la idealizzo. Trovo sbagliato pensare di non poter avere parole di biasimo nei confronti dei propri genitori. Credo che una nuova capacità di indignarsi possa permettere di amarli di più e renda tutto più reale».
Lei ha dichiarato: «Mia madre dice che mi devo volere bene, ma come faccio, se non me ne vogliono gli altri?». «Le persone esistono per la relazione che hanno con gli altri. Non abbiamo senso singolarmente, io credo nella centralità dell’uomo, ma in quanto parte di una società in cui si sta insieme. Voler bene agli altri è il primo passo per voler bene a se stessi, non il contrario». Concentrarsi sempre sull’esterno, però, porta a perdersi...
«Io sono annullato, non esisto, sono trasparente. Ma non mi interessa, ne ho fin sopra i capelli di me...».
Quindi si evita?
«Non ho un gran rapporto con me stesso, però ho altri pregi: per esempio sono uno che si impegna al massimo. A X Factor ho fatto moltissimo per personalizzare il programma. Ho dato allo show un’istintiva voglia di proporre un modello di riferimento poetico. Un artista ha il compito di garantire che non si scenda mai sotto una certa soglia di bellezza. In questo momento, invece, siamo in una situazione umiliante».
Lei è andato anche nella trasmissione di Michele Santoro a urlarlo...
«Volevo oppormi all’orrore e ho visto andare tutti in tilt».
Però non farà parte della quarta edizione di “X Factor”...
«Ho vinto tre volte, potevo sedermi ancora dietro al banchetto? L’ho detto: “Torno, se mi fate fare il direttore artistico”. Ma è stato il mio modo per farmi una ragione del fatto che ero fuori dai giochi».
La sua intervista-scandalo non ha alcuna responsabilità?
«No. Penso solo di fare paura, quello che faccio è pericolosissimo per un dirigente della Rai. Il paradosso è che il televoto mi ha sempre premiato e questo significa che la mia non è un’utopia, il mio senso di bellezza vende. Mi piace pensare che il pubblico sia al mio livello: se canto Tenco in prima serata, è perché sono certo che tu lo possa capire. La trovo una visione più accettabile rispetto a quella di chi dice di “stare bassi” di livello».
Come si sente rispetto a sua figlia Anna Lou e alla battaglia legale che sta facendo con Asia Argento per il suo affidamento?
«Mia figlia ha bisogno di un padre. Sarebbe bello che si pensasse che, se sto bene, lo sono a tutti gli effetti, invece di provare a togliermi la patria potestà per ragioni idiote. Asia, come molte donne, non ha mai considerato suo padre: magari il suo sarà stato assente e ora lei vuole togliere me ad Anna Lou. Vorrebbe portarsela via, l’ha trascinata in America appena nata, fregandosene di me. Considera la bambina un oggetto in suo possesso, come una borsa. Non doveva mettere al mondo figli, se non è risolta lei in quanto figlia. Sono stato io a volerla, ma anziché essere io a portare Asia in alto, è stata lei a trascinarmi in basso».
L’accusano di non essere un padre abbastanza presente.
«Che cosa devo fare se Asia si è sposata con un altro? Da un punto di vista processuale, non le hanno fatto mettere la figlia sul passaporto e il giudice che ci ha provato è stato ricusato. Io ho ancora l’affidamento congiunto: potrei andare a Roma con la polizia, ma non lo faccio. Aspetterò che si calmi. Io penso alla bambina. La mia è una figlia adattata di una madre cattiva e questa cosa mi sta facendo morire. Quando viene da me, Anna Lou mi dice che con me può parlare, mentre della madre ha paura».
Da quanto non la vede?
«Da Natale, ma so che è un momento. Mia figlia è una “giusta”, non è una cattiva, non farà la fine dei sadici Argento».
È in tour con l’Ensemble Symphony Orchestra e sarà al Festival Gaber di Viareggio: come sorprenderà il pubblico?
«Mi esibirò da solo e in duetto con Franco Battiato. Quanto a Gaber, la sua musica ha una limpidezza e un’ironia... Per spiegare che cosa intendo devo parlare ancora di mia madre».
Prego.
«Da bambino ho avuto un incubo pazzesco. Lei è venuta in camera e, quando gliel’ho raccontato, mi ha detto: “Non avrai digerito...”, e a me è bastato quello. Gaber è così: toglie dall’incubo e uno non ha più paura».
Cristiana Allievi
Fonte
Il Mattino, 6 Luglio 2010
MONZA - Elegante, distinto, di un pallido antico anche nella torrida afa della Brianza, Morgan sta preparando con puntiglio e impegno il suo ritorno in grande stile sulle scene. Si è buttato alle spalle molti dei problemi, dei dolori, delle tensioni che hanno riempito le cronache e gli hanno attraversato la vita come un bulldozer, depositandosi sulle spalle come il più pesante dei macigni: vietati i pettegolezzi e le storie su Asia e la figlia Anna Lou, favorita è la musica, vista anche come tramite salvifico, «da qui all’eternità».
Trentasette anni vissuti intensamente, Marco Castoldi in arte Morgan, non fa mistero mistero delle ferite, superate o in via di guarizione: intanto lo attende venerdì il debutto a Sarzana in apertura di «Sconfinando», festival ligure alla diciannovesima edizione. Accompagnato dalla Simphony Orchestra diretta dal maestro Marco Carcano («il ponte tra me e la musica classica, fin dai primi tempi dei Bluvertigo»), Morgan si propone in una veste inedita.
Partiamo dal concerto, Morgan?
«Aprirò con Ravel e chiuderò con Vivaldi: in mezzo le mie canzoni: quelle con i Bluvertigo, da ”Canzoni dell’appartamento”, da ”Italian songbook”, con il tributo ai massimi poeti e autori italiani, fino alla mia rilettura di ”Non al denaro non all’amore, né al cielo” di De Andrè. Credo che ci divertiremo e autorizzo il pubblico a darmi addosso, se non sarà soddisfatto: io ce la metto tutta perché noi amiamo la musica, siamo musica e abbiamo il dovere di servirla sempre al meglio».
Questa nuova avventura può essere vista come un antidoto o un rimedio alla fine di un anno complicato e critico oltre ogni immaginazione?
«In effetti non avrei mai pensato che mi piombassero addosso tutte queste cose in una volta, ma in fin dei conti mi considero una persona fortunata per tutto quello che ha avuto. La salute va meglio, un po’ per volta sistemeremo tutto e sono convinto che andra meglio di prima. Come per la voce che è molto cambiata dopo l’intervento alla corde vocali, per un tumore benigno che, ho scoperto un po’ per caso, mi portavo dietro da dieci, forse vent’anni. Si dice che bisogna fare di necessità virtù: appunto, ora canto in maniera diversa, non provo fatica e scriverò di conseguenza».
Quanto le dispiace aver dovuto interrompere l’esperienza tv di «X Factor» dopo le polemiche per la famigerata intervista sull’assunzione terapeutica di cocaina?
«Ci ho pensato e mi devo sentire contento per aver potuto giocare a lungo, divertendomi insieme a tanta gente, con l’unico mestiere, quello della musica, che mi appartiene davvero. Poi mi hanno buttato giù, ma questo è un altro discorso: peccato piuttosto che con l’esclusione da Sanremo la mia canzone ”La sera” sia stata così maltrattata e soffocata. Non se lo meritava: mi segue da cinque anni e ogni volta rinasce diversa, mutante anche ai miei occhi. La tv è qualcosa che avverto lontana: e in un mondo che in Africa o in Asia, tramite guerre più o meno ufficiali, dichiarate o no, produce migliaia di morti, chi se ne frega del talent show di Raidue! È acqua passata, io guardo al futuro».
In che direzione andrà ora?
«Detto che ormai i dischi e gli spettacoli dal vivo sono elementi di contorno per la carriera di un musicista, so che mi attende qualcosa di innovativo, rivoluzionario, con un progetto in cui sarà il pubblico, chi ascolta, a miscelare i tanti Morgan che esistono. Quello pop, quello classico, quello sperimentale, il cantautore o l’interprete che omaggia la storia. Metterò a disposizione una sorta di grande hard disk da cui prendere e mescolare la musica che mi rappresenta: quasi tutta, dunque. Poi continuerò con rispetto anche la mia missione più istituzionale e allora prepareremo un dvd del recital con l’orchestra e il secondo volume di ”Italian songbook”, in pratica è pronto. Ci ho messo alcune pagine assurdamente considerate minori di Endrigo, Bindi anni Settanta, la versione in inglese della ”Collina” di De Andrè, e ”Il gioco del cavallo a dondolo”, un pezzo ingiustamente misconosciuto di Roberto De Simone, tratto dal suo unico pezzo da cantautore».
Enzo Gentile
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