Corriere della Sera, 11 Dicembre 2004
I brani del grande cantautore ispirati da «Spoon River» diventano spettacolo teatrale e disco
MILANO - Una delle opere più intense di Fabrizio De André «Non al denaro non all' amore né al cielo», pubblicata nel 1971, mai rappresentata dal vivo dal suo autore, va in scena domani e dopodomani a Siena (Teatro dei Rozzi) nell' ambito della giornata di studi su «Fabrizio De André e il mito di Spoon River» in programma dopodomani nell' Aula Magna dell' Università.
A rileggere quest' opera, che De André compose ispirandosi a nove delle 244 poesie dell' Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, sarà Morgan, l' ex leader dei Bluvertigo con un' orchestra. L' evento (che sarà pubblicato in febbraio su cd), è organizzato per lanciare il nuovo «Centro Studi Fabrizio De André» dell' Università di Siena creato con la famiglia e la Fondazione che si propone di raccogliere, classificare e studiare tutta la produzione di De André, nonché una grande quantità di scritti ed appunti ancora inediti.
«Fabrizio - ricorda Dori Ghezzi - considerava quest' opera come il concept album per eccellenza. Quindi non smembrabile. Si limitò a eseguire in concerto con la PFM solo la canzone "Un giudice" che era musicalmente e come testi la più immediata». Il brano ironizza sul sadismo di un giudice che ha scelto quella carriera per potersi rivalere delle umiliazioni subite per la bassa statura. «Da tempo - spiega ancora la vedova De André - cercavo un artista che affrontasse quelle nove canzoni. E quest' estate a Roma, sul palco di una manifestazione dedicata a Fabrizio, ho capito che l' avevo trovato in Morgan».
Morgan dal rock alla poesia per canzone. Difficoltà? «Solo una piacevole complicatezza legata proprio alla profondità. Non solo del testo, ma della musica, uno dei più grandi esempi di pop sinfonico italiano, molto articolata, con una partitura che associa l' orchestra sinfonica con quella leggera. La canzone "Un blasfemo" usa il clavicembalo e io ho dovuto rispolverare le conoscenze di conservatorio perché la tecnica richiesta è quella che si usa per Bach. Poi mi sono permesso, nella canzone "Un malato di cuore", di allargare quella citazione di Vivaldi che De André aveva appena accennato». L' opera, che centra soprattutto i temi dell' invidia (Un matto, un giudice, Un Blasfemo, Un malato di cuore) e della scienza (Un medico, Un chimico, Un ottico), offre, secondo Morgan, molti messaggi attuali. «Mi affascina poi il percorso dell' opera: Fernanda Pivano (che chiuderà lunedì i lavori del convegno, ndr) la traghetta dall' inglese all' italiano, De André dalla poesia alla canzone, io da una forma di musica a un' altra musica». Cosa sente in comune con De André? «La distanza dal sole, la passione per la notte e il piacere di fare canzoni "politicamente scorrette"».
Mario Luzzatto Fegiz
Fonte: archivio storico del Corriere della Sera
Gay.it, 11 Ottobre 2004
"Amo Asia e nostra figlia, ma scrivi che sono gay". Il leader dei Bluevertigo intervistato da Gay.it fa chiarezza sui suoi gusti. Quelli musicali, sociali e perché no?... sessuali.
LUCCA - Vi è per noi tutti la trappola della presunzione. Ebbene, vogliamo essere pretestuosamente presuntuosi, magari di più. Sì, perché il divertimento per eccellenza, quello del sabato sera, che a volte è seguito da bollettini di guerra mattutini domenicali, con giovani vite ferme su un guard-rail o sotto una scarpata, può avere un inizio e una fine serena e colma di piaceri. A poca distanza dalla città di Lucca ha aperto da due settimane l'Hub, la nuova gaydisco, residenza invernale della drag queen Regina Miami che, simile ad una esaltante fata turchina, accoglie centinaia di gay, lesbiche ed etero. Il divertimento è garantito da uno staff professionale, dalle tre sale dove scatenare la passione per l'house, la commerciale, la tribal e deep house; dal piacere di un relax nella zona giardino.
E qui, dopo una esibizione live, conosciamo e intervistiamo Morgan, "genitore" dei Blu Vertigo, solista di generi di ricerca tra cantato e recitativo; conosciuto per la sua storia d'amore con la regista-attrice Asia Argento che non disdegna, come vedremo, altri generi e passionalità. Seduti sotto un enorme pino argentato, la discussione con Morgan è piacevole, sorprendente, interrotta da "strani" gay che si avvicinano con fare amicale per riaverlo tra loro o per baciarlo dolcemente.
Morgan, che percorso musicale stai facendo in questo periodo?
Alle spalle. Vengo da una famiglia dove mamma suonava il pianoforte e da lei ho imparato ad amare questo strumento che ho iniziato a studiare a 6 anni. Posso dire che il mio percorso musicale è segnato dall'acustica elettronica, da ricerche senza etichettature, da simboli e tecnologia, occorre essere eclettici nella vita figurarsi nell'arte musicale. Sai qual è uno dei maestri che reputo
Gioco a indovinare, ma è più facile se lo dici tu.
Johann Sebastian Bach, un ingegnere avanguardista non solo per la musica d'organo, ma per gli strumenti a fiato o a corda. Bach è l'avanguardia, l'ispiratore di altri che si sono cimentati nella musica dopo di lui. Ogni nota, ogni opera di Bach è espressione di modernità, l'esempio musicale portato ai massimi livelli. Senti questa musica elettronica venire da dentro? Beh, lì c'è anche Bach.
Sarà come dici. Chi sono stati gli altri tuoi maestri?
Ce ne sono parecchi: Luigi Russo, Stockhausen, Nono, Gino Paoli, Brian Eno che reputo un musicista stratosferico, Bowie non si può che esaltarlo anche se oramai vedo il silenzio per lui.
Gli italiani?
Qualcuno l'ho detto, Franco Battiato è l'iceberg in questo momento, Giuni Russo che ci ha lasciati orfani di una voce inimitabile, Fabrizio De andrè, anche se reputo eccessivo che i suoi testi vengano studiati. Amo molto i francesi, Brassens in testa e Becaud. Lo cito per ultimo proprio perché non può avere pietre di paragone: Umberto Bindi, ferocemente attaccato in vita per la sua omosessualità.
Una vergogna.
Uno schifo di cui molti si dovrebbero vergognare invece di pontificare. Bindi ha pagato il suo essere gay come pochi. Stiamo ancora a pendere dalle labbra di un insensato come Renato Zero che gioca su una cosa così seria e fa il "burlesque" su un mondo che merita rispetto e attenzione da parte di tutti.
Si chiacchiera tanto di te, sarà gay?, bisessuale?. Chi è Morgan dei piaceri e del sesso?
Io sto bene con l'amore, col sesso fatto tra uomini o con le donne. No, non voglio sfuggire alla tua domanda, lo vedi da te qui. Sono padre di Annalou, avuta da Asia, amo entrambe. Ma la magìa della vita non si ferma. Puoi scrivere benissimo che sono gay e non ci trovo scandalo. Lo scandalo è quest'Italia di inquisitori, le scomuniche clericali sui gay, uno stato che non riesce a tutelare le coppie e i singoli omosessuali. Credo che va difeso il gusto gay, i comportamenti e la sensibilità dei gay. Vedo stasera tante donne tenersi per mano, baciarsi, sorridersi; con che coraggio le si riesce a giudicare?
Posso scrivere che sei gay?
Sei libero di scrivere come quello di amare. Se dovessi farlo io, scriverei che sono un pentasessuale, proprio per sfuggire a ogni omologazione.
Morgan, il pentasessuale, che programmi futuri ha?
Ho tre progetti. Un disco cover di De Andrè che uscirà a fine anno o ai primi di gennaio per la Sony Music. Sto lavorando alla colonna sonora dell'ultimo film di Asia Argento e poi continua la mia vita artistica con i Blu Vertigo, un aggregato sfarfallante di persone con cui ho feeling e affetto ricambiato.
Mario Cirrito
Rockers, 27 Settembre 2004
Innanzitutto un saluto dalla redazione di rockers.it…Com’è stato realizzare la colonna sonora per il film di Alex Infascelli “Il siero della vanità”? Quali sono state le tue impressioni?
Mi sono trovato bene, mi è piaciuto anche se avrei potuto farlo anche prima. Appunto mi domandavo come mai non avevo mai fatto una colonna sonora, e non riuscivo a darmi una risposta. Poi è arrivato Alex Infascelli e mi ha proposto questa colonna sonora ed ho accettato subito perché non vedevo l’ora di farla perché sapevo che musicalmente mi avrebbe appagato molto come esperienza.
Poi appunto io da adolescente, cioè da bambino forse, le prime cose che scrivevo musicalmente intorno ai 13-14 anni, in età pre-discografica, erano proprio delle musiche moderne, un po’ astratte, strumentali, che tutti mi dicevano: sembrano colonne sonore. Ho iniziato ad esprimermi musicalmente così prima ancora del rock, facevo musica non so se definirla classica o forse musica contemporanea, dove mischiavo l’uso del sintetizzatore con il pianoforte e le partiture per archi.
Ho iniziato con quel tipo di approccio musicale. Poi c’è stata una parentesi di molti anni in cui ho fatto rock, pop, un po’ di tutto. Mi piacerebbe tornare a lavorare a tempo pieno a musica da film o per balletti.. cose del genere.
Quindi è un’esperienza che ripeteresti volentieri quella di comporre colonne sonore?
Sì, infatti adesso volevo dirlo a Polansky.
Parlando della tua esperienza cinematografica, mi riferisco alla comparsa nel film di Battiato “Perduto Amor”, quali sono state le tue impressioni e come ti sei trovato col Battiato versione regista?
Con Battiato mi sono trovato benissimo, perché con lui mi trovo bene comunque, sia che si faccia della conversazione sia che si lavori. Devo dire che è mirabile il modo in cui predispone, il modo in cui dirige le situazioni. E’ molto calmo, accomodante, sempre piuttosto ironico, allegro, molto raffinato. Ad esempio è difficile che ci siano tensioni, è molto disteso.
Lavorare in un ambiente così disteso dove il patron diffonde questa grande tranquillità è positivo. È come se avesse la capacità di far andare bene sempre tutte le cose. E’ stata un’esperienza fantastica, divertente, anche umanamente bella. Professionalmente io non ho fatto un granché, non ho imparato a recitare, non lo sapevo fare e ancora non lo so fare.
Quindi dal punto di vista umano è stato stimolante
Sì. E’ stato bello vedere che Battiato sembrava un regista al suo 40esimo film invece era il primo. Sembrava molto strano che fosse il suo primo film, perché in effetti tutti, non solo io che non sono un grande intenditore ma anche proprio tutti gli addetti alla macchina cinematografica, dal truccatore all’operatore, al tecnico della scenografia, vedevano in lui un riferimento autorevole proprio come un regista avvezzo. Proprio perché, evidentemente, si era proprio sentito quasi in modo trascendente questa cosa di diventare regista.
Una curiosità: nel tuo primo album da solista “Canzoni dell’appartamento” le tracce sono 12, come i mesi dell’anno e proprio il dodicesimo pezzo si intitola “Canzone per Natale”. C’è forse un riferimento temporale, e quindi ai mesi, oppure è stata una casualità?
No, è una casualità anche se poi me ne sono accorto una volta fatto. Non è stata premeditata. La canzone di Natale è stata messa lì perché era l’unica posizione all’interno del disco.. all’inizio non poteva stare.. l’ho messa alla fine come una specie di appendice, di coda, ma il fatto che sia al dodicesimo posto è una casualità.
“Gli inglesi sono gentiluomini che scattano polaroids, quando non considero il colonialismo”… cosa ne pensi dell’attuale situazione politica internazionale?
Il mio pensiero è molto complesso però anche molto semplice.
Penso che il mondo occidentale, capitalistico, non so come definirlo, comunque quello in cui pensiamo di vivere noi chiamandoci mondo moderno, tecnologicamente avanzato, va in due direzioni: io li vedo un po’ come i buoni e i cattivi, cioè chi decide di stare al mondo con la coscienza e chi lo fa in modo incosciente.
I governanti guarda caso, secondo me sono tutti un po’ incoscienti,nel senso che non capisco perché non fanno questo ragionamento fondamentale che se veramente continuano le cose così, violenza su violenza, le bombe ecc. anche loro muoiono, i loro figli, i loro familiari, i loro amici.. non capisco quindi come possano sentirsi esclusi dalla catastrofe che loro stessi stanno evocando. Quando c’è stato l’attentato alle torri gemelle veramente io ingenuamente pensavo che la reazione non sarebbe stata la guerra all’Afghanistan, ma sarebbe stata un’apertura ad un dialogo, ma non lo dico con tono provocatorio.. io avrei fatto quello ma io non sono un politico, un amministratore, però effettivamente sarebbe stata la soluzione più intelligente.
Dire va bene, se voi avete fatto questo c’è un motivo, qual è? Spiegatecelo e noi non dico che faremo quello che voi ci chiedete però cercheremo se non altro di capire.. che questo poi è un pensiero anche ingenuo..
Però il vero problema è che già sapevano, e credo sia plausibile che alcuni membri del governo americano abbiano tramato per arrivare a quel punto lì perché era necessaria al sistema di Bush la guerra, iniziata poi da suo padre anche..
Quindi era un bellissimo pretesto per poter far scatenare una guerra, per combattere gli arabi e chiamarli terroristi. Io questa parola la uso con grande difficoltà perché non penso che il terrorismo, non dico penso non esista, però è una specie di cancro del nostro sistema, più si alimenta la stupidità con cui questi governano e pensano di far soldi.. non si sa poi per cosa.. cosa vogliono prendere? I rubinetti d’oro? E dopo i rubinetti d’oro cosa c’è? I rubinetti di platino e poi? Non lo so, di diamante? Non capisco.. comunque penso che il terrorismo sia un cancro del sistema.
Luigi Tenco, Giorgio Gaber ed altri grandi autori italiani sono stati sicuramente un’importante fonte d’ispirazione per il tuo lavoro.Credi che nella scena musicale italiana attuale ci siano dei musicisti che possano essere paragonati o considerati alla stregua di questi grandi artisti?
Bah, non lo so..
Trovi che la situazione sia un po’ “morta”?
Sì, trovo che sia abbastanza morta. Anche per esempio gli attori, non per fare il nostalgico, però effettivamente se pensi che negli anni 60 in Italia c’erano attori come Tognazzi, Mastroianni, Manfredi e tanti altri, Gassman, Carmelo Bene, tante espressioni diverse del mestiere dell’attore tutti però estremamente forti, con una personalità incredibile, con una preparazione enorme.
Dove stanno adesso gli attori così? Se uno vuole fare un film come “La grande abbuffata” di Ferreri con 5 attori italiani di oggi, cosa fai? Prendi Stefano Accorsi? Non ci sono o non lo so, forse io non me ne intendo..
In musica anche lì Bugo, per esempio, Cristian Bugatti, è interessante, è molto forte, molto originale sia nel linguaggio verbale, quindi come scrive i testi, e sia nell’uso dei suoni, nella sua visione musicale. Lui sembra un visionario, potrebbe essere paragonato un po’ a quello che era Celentano negli anni ’60 secondo me.
Dal canto mio, evito di auto-giudicarmi.
Tricarico, credo sia in uscita il suo nuovo album e sono molto curioso di sentire com’è. Mi piacevano gli esordi di Niccolò Fabi ad esempio. Sì, ci sono delle cose che mi piacciono comunque.. Fabi scrive molto bene, è colto..
C’è una cosa, però, che manca forse a questa nostra generazione, che è l’audacia.
E’ come se fossimo cresciuti in cattività. Siamo nati direttamente da generazioni di MTV, Videomusic e non abbiamo forse la capacità di vedere che ci sono tante altre possibilità e che ci si può esprimere anche in modi diversi da quello che è il palinsesto di Radio DJ o cose di questo tipo.
E’ tutto un po’ omologato insomma..
Sì, ci sono dei riferimenti talmente piccoli e uguali per tutti che quello che viene fuori è una proposta molto omologata, cioè si assomigliano tra loro. Quindi bisognerebbe rischiare di più probabilmente.. nessuno è disposto ad assumersi dei rischi, rischi di non vendere, rischi di non essere proprio considerati di essere talmente stravaganti e bizzarri di dire delle cose, di dirla “talmente grossa” che magari ti mandano anche a quel paese o non ti accettano.
Io ad esempio non sono ben visto in televisione, non mi fanno andare a cantare in televisione, non vogliono.. nonostante poi magari la casa discografica ci provi o cose del genere, non vengo considerato adeguato forse perché in qualche modo, e questo un po’ mi lusinga, sono considerato pericoloso per la stabilità un po’ perbenista di questa nostra società dello spettacolo.
E della scena musicale internazionale cosa ne pensi?
La musica internazionale è diversa perché innanzitutto ce n’è di più, c’è più proposta, c’è più mercato, i mercati sono più grandi e i dischi si vendono di più per cui c’è spazio per cose indipendenti che poi dopo però una volta che diventano importanti e vengono seguite smettono di essere indipendenti entrano nel sistema però rimangono sé stesse, rimangono così forti come lo erano inizialmente. Io penso che il sistema americano, nonostante si possa criticare tantissimo, per quanto riguarda l’industria dello spettacolo americano è la prima industria americana, quella che porta più fatturato all’America, quindi evidentemente a loro interessa. Nel nostro caso non è così, credo che in Italia il settore dei dischi non ha tanta importanza, vendiamo pochi dischi.. non è considerato un bene primario anche se secondo me lo è come arricchimento proprio dell’anima, dello spirito dell’uomo.
C’è più tradizione in America, anche in Inghilterra. Gli anglosassoni si sono conquistati questo ruolo nel mondo di paladini del rock&roll e nessuno riesce a rubar loro lo scettro di questa cosa, non ci prova neanche nessuno.
E quindi sul fronte rock- pop gli americani e gli inglesi la sanno lunga secondo me e soprattutto l’industria discografica è molto più attenta ai giovani talenti stravaganti e originali, più qualcuno è originale, si differenzia da quello che c’è nel mercato e più secondo me i discografici puntano su di lui. Invece in Italia siccome hanno molta paura di fare degli insuccessi perché i soldi sono pochi per investire ecc. cosa fanno, scelgono di scritturare qualcuno se assomiglia a qualcun altro che c’è già non se è diverso.
Non si osa insomma!?
Sì, non si osa..
Per quanto riguarda la tua partecipazione di questa sera ad Enzimi, come sarà articolata la seconda parte della serata?
Non lo so, sarà un terno a lotto perché io ho appena imparato ad usare un nuovo software con cui lavorerò questa sera. Sono alle prime armi con questa cosa, sperimenterò e speriamo che venga bene.. potrò impappinarmi o magari delle cose potrebbero non funzionare, non lo so.. io però me la gioco sempre così, mi piace il rischio, mi piace quel brividino che mi dà iniziare soprattutto usando nuovi strumenti musicali, nuovi linguaggi.. non mi fermo mai.
Ho un repertorio di 300-400 canzoni, non ho fatto una scaletta precisa.. vediamo.. mi lascio guidare un po’ dal luogo, dalla gente, dalla situazione.. cerco di captare e di capire quel che vuole la gente o presumo di capire.. comunque in qualche modo mi voglio modellare alla situazione perché sennò mi sembra tutto così un po’ freddo e meccanico. Come dire io faccio questo, arrivo lì e impongo quello che sono io.. io non ho nessuna voglia di imporre nulla, voglio far divertire visto che si tratta di un dj che deve far divertire la gente e farla ballare.. vedo un po’ com’è la gente e in base a questo deciderò cosa mettere..
Ti ringrazio a nome di Rockers per la splendida disponibilità e ti saluto.. alla prossima
Intervista a cura di Giuliana Gasbarrone, con l´ausilio di Angelo Argiolas
Fonte
Impatto sonoro, 19 Settembre 2004
Arrivo nell’albergo in via Turati in compagnia di Caterina, dopo aver fatto kilometri a piedi in cerca dell’Hotel senza sapere che si trovava in realtà a 2 metri dal punto di partenza. I miei soliti 40 minuti di ritardo li ho fatti! Entriamo nell’albergo e saliamo al settimo piano, dove ci viene incontro un gentilisso Alessandro, tour manager di Morgan. Morgan è poco più avanti seduto su un tavolo vicino alla piscina che consuma patatine fritte e altre cose, è arrivato da poco in albergo. Mentre mangia gioca un pò col suo laptop e qualche software. Ci spostiamo più in la per l’intervista…
Parliamo del tuo ultimo lavoro, la colonna sonora de Il siero delle vanità. Come ti sei trovato nel realizzarla? Problemi? Difficoltà?
In un certo senso ci sono dei vincoli che sono proprio le immagini, i tempi, quindi non hai la totale libertà di far andare la musica dove vuoi, però questo vincolo non è poi così vincolante nel senso che in realtà il linguaggoi musicale di una colonna sonora è molto più ampio rispeto al pop, puoi permetterti di osare sperimentare con suoni più dilatati, puoi fare cose più audaci insomma. Paradossalmente questo essere vincolato mi ha permesso di lavorare con molta apertura in senso musicale.
Per quanto riguarda un discorso più “tecnico invece” si sente molto l’utilizzo di sintetizzatori, e forse anche software…sbaglio?
Eh si praticamente ho messo in campo tutte le mie conoscenze e abilità musicali collezionate negli anni. Direi che fondamentalmente il suono della vanità abbia sonorità elettroniche.
Ecco per esempio il termine Drone, che hai usato spesso, è un termine molto usato ultimamente anche da artisti di altro genere che sperimentano sonorità elettroniche, mi viene in mente fateh ali khan o i fear factory…e te! Personaggi musicali piuttosto lotani. Che significa dunque Drone?
Non so da dove viene la parola Drone. Forse per ognuno ha un significato diverso, io l’ho utilizzata per intendere dei panorami sonori GRAVI, fatti di sonorità basse e cupe, cangianti, che in qualche modo si evolvono ma non in maniera repentina ma impercettibile, il modo in cui si evolve il Drone non è percepibile dall’inizio, è come un suono che sembra statico ma in realtà dentro ha una serie di movimenti e di trasformazioni per cui può arrivare a diventare seguendo una lentissima trasformazione un suono del tutto diverso. Questo Droni per esempio li ho ottenuto campionando un piano elettrico scordato di addirittura due ottave, qualcosa al confine col rumore. FOrse una definizione di Drone che non credo sia giusta è in qualche modo una via di mezzo tra suono e rumore.
Ma hai scelto di fare la colonna sonora tu per il film, o sei stato chiamato? T’è piaciuto il film comunque? Per esempio io non l’ho visto, me lo consiglieresti?
E’ stato lui che mi ha chiamato. Coumunque quello di ascoltare la colonna sonora prima di vedere il film è un bell’esperimento. Il film a me è piaciuto molto anche se il mio giudizio non è obiettivo, di solito sono sempre iper-critico sui film italiani. In questo caso non è un film che ricalca gli stilemi del film italiano tipo di questi anni cioè intimista e quasi ispirato alle fiction televisive…
Palloso insomma…
Eh…di gran lunga! Invece in questo caso è un thrille-noir avvincente, molto anni ’80, potrebbe essere qualcosa di vicino a Carpenter, ha dei momenti altissimi da un punto di vista registico, anche come ha recitato Margherita Buy poi comunque penso che Infascelli sia uno dei registi più promettenti, ha delle soluzioni registiche molto nuove anche proprio a livello di macchina a presa! E poi è un regista volutamente non innovativo ma nuovo, non è uno di quei registi che vuole fare il giovane a tutti i costi ma ha comunque un linguaggio molto moderno. Senz’altro non è un film noioso con delle zone morte
Restando in tema, diciamo che la colonna sonora non ha molto a che vedere musicalmente con le canzoni dell’appartamento, pensi che in futuro rimarrai influenzato da questa esperienza o è stato un esperimento a se stante che non avrà influenze sulla tua produzione musicale?
Si generalmente quello che faccio a livello sperimentale lo uso nelle produzioni Pop.
Quindi lo consideriamo un disco di Morgan a tutti gli effetti?
No no, fa tutto parte del mio percorso musicale che con estrema naturalezza porto in territori di volta in volta diversi e anche distanti tra loro, questo senza far in modo che ci sia una netta separazione. Tutto quello che faccio insomma mi serve molto. Quando ero in età pre discografica per esempio scrivevo musica molto dissonante, strumentale, novecentesca in qualche modo musica moderna insomma…non so come dire…
Qualcosa di vicino a John Cage?
Ecco si! Il suono delle vanità somiglia un pò a quelle cose che facevo da ragazzino.
E’ stato positivo quindi riprendere delle cose che facevi da giovane…
Da vecchio!
No vabbè non da vecchio, però con più esperienza e cognizione di causa!
Si si, è molto più divertente in un certo senso lavorare in maniera più visionaria, rispetto alla forma canzone che ti impone quei 3-4 minuti, poi ti devi adeguare agli standard radiofonici o di MTV, lavorare pr una colonna sonora insomma significa lavorare totalmente svincolati da queste cose qua…
La libertà nel vincolo insomma…
Assolutamente! Solo ne vincolo c’è la libertà! CHe ne so gli esseri umani sono un vincolo l’uno rispetto all’altro, se ipotizzi un pianeta in cui sei l’unico individuo non sei libero di fare niente, non hai regole, quindi non sei libero di fare niente. Per esempio la musica è molto regolamentata come materia, molto vicina alla matematica in qualche modo. Ad esempio il compositore che secondo me è stato più libero, Bach! E’ anche il più vincolato dalle strutture geometriche e architettoniche nella sua musica, vedi la fuga!
E invece oggi? Il panorama odierno? Come lo vedi?
Mah in ambito di musica colta, non lo so, l’ultimo compositore che mi è piaciuto è Xenakis, un greco, che trovo eccezionale, ma purtroppo è morto…Nel rock, italiano ad esempio mi piace molto Bugo! Mi piacciono sia i testi che i suoni che gli arrangiamenti! Ha quella semplicità…che forse mi ha un pò ricordato i Soerba!
Ci dicono che abbiamo tempo, salto subito alle ultime domande allora! Parliamo di stasera: ti esibirai due volte, prima in uno show più classico come Morgan, poi come “dj non dj” titolo della serata “da Tenco a Tecno” ci spieghi?
Vedi basta invertire due lettere, e esce fuori il gioco di parole tra Tenco e Tecno. In realtà vedo Tenco e la Tecno come due esempi del nichilismo, solo che il primo è con consapevolezza…
La tecno invece rappresenta la generazione…
Che si va a schiantare! Al di la di questo c’è tutto un panorama di musica varia e diversa senza coerenza stilistica. Ad esempio penso che le canzoni siano delle forme interessanti nell’ambito della musica leggera, capisco che la modernità ci abbia portato ad inventare a nuovi stratagemmi per evitare e superare la forma canzone, quindi rinunciare alla melodia o ai testi e creare delle basi che fanno da sottofondo per una festa o per un ascensore, non si sa cosa…ma in realtà mi sembra una mutilazione avvenuta negli anni ’90 e che continua a perpetrarsi oggi, musica che va un pò a perdere il valore iniziale…nostalgicamente quando avevo 12-13 anni che andavo nelle discoteche al sabato e la domenica pomeriggio c’erano le canzoni, c’era un pò di house music nell’87-88 ma ancora somigliavano alle canzoni, tipo che ne so quelle robe la Pump up the valium, invece poi dopo non c’è più stata traccia di canzone nei locali da ballo! Una cosa che faccio io quando faccio il dj è comunque far ballare perchè ballare è bellissimo, però ballare su delle canzoni e non solo su dei ritmi! Io per esempio che sperimento molto con macchine, software ecc.. tutti i giorni sono la ad avere a che fare con dei ritmi e volendo posso schiacciare start e non finiscono mai! La techno mi sembra un pò un primo livello dell’approccio alla musica senza elaborazione! Potrei produrre ore di techno e venderla, ti servono 12 ore di techno? schiaccio play vado a dormire e te la faccio, tanto è sempre uguale sono ripetizioni! Ciò che m’interessa è più il concetto di ipnosi in questo genere di musica, potrebbero ricordare certe tribalità shamaniche però senza il fascino di quelle vere insooma, certi tamburi africani che alla fine nascondono un significato tutt’altro che nichilista! Insomma sono sempre stato critico verso la musica da discoteca fondamentalmente perchè mi annoia molto, dopo 10 secondi che ascolto quella musica mi viene voglia di uscire da quel locale, non di starci dentro!
Per concludere! Ci sarà un seguito de “le canzoni dell’appartamento” ?
Sarà un libro e non un disco! Solo libro libro senza cd all’interno, e parlerà sempre dello stesso appartamento!
Come mai un libro?
Perchè mi è venuto voglia di continuare ad approfondire i contenuti di quel libro in un’altra forma che non sia quella musicale. Così posso affrontare altre tematiche in maniera letteraria…tra l’altro ho saputo che l’hanno comprato l’appartamento!
E ti è dispiaciuto?
Assolutamente no (ride) ho fatto il disco apposta per non abbandonare mai quella situazione, se non avessi fatto il disco avrei la parvenza che tutto mi fosse sfuggito di mano, invece così sono riuscito a fermarlo a cristallizzarlo!
Ultima domanda che non c’entra nulla con tutto quello di cui abbiamo chiacchierato fin’ora! Se fossi un personaggio dell’800 chi ti piacerebbe essere?
(veniamo interrotti da alessandro il tour manager “c’è altra gente per le interviste!” morgan “un’altra intervista? Noooo…uccidili!”) E’ una domanda che non mi hanno mai fatto!! Non lo so…mmm…credo…dell’800…mi piacerebbe essere Listz, Franz Listz! Perchè aveva delle grandi mani (ride) ed era il più grande pianista del mondo, faceva concerti molto coinvolgenti simili come intensità ai nostri concerti rock! Poi ha vissuto molto molto a lungo, credo una novantina d’anni, e … che poi è stato rivalutato dopo Listz, dal punto di vista compositivo e armonico ha reinventato un pò la musica classica, ha dato un pò una manata alla musica! Lui è il vero moderno nel senso di innovativo nell’800, poi pare che Listz fosse bellissimo, molto più bello di Chopin, quindi era anche abbastanza un …mm… trombeur de femmes!!
E’ arrivato il momento dei saluti! Io e Morgan ci stringiamo la mano e lui si volatilizza nei meandri dell’albergo con la sua tastiera muta e il suo Laptop.
Daesdein e Caterina
Fonte
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